FRASI CELEBRI
Io credo che Gesù Cristo, vero Dio, generato dal Padre
dall'eternità, e pure vero uomo, nato dalla Vergine Maria, sia il mio Signore.
Egli ha redento me, creatura perduta e condannata, mi ha tratto al sicuro e
liberato da ogni peccato, dalla morte e dalla potenza del diavolo, non con
argento ed oro, ma con il Suo santo e prezioso sangue, e con la Sua sofferenza
innocente e morte, affinché io potessi
appartenergli, vivere sotto di Lui nel Suo regno, e servirlo in eterna
giustizia, innocenza, e beatitudine. Egli è inoltre risorto dai morti, e vive e
regna per ogni eternità. Questo è vero e degno di essere creduto.
(Martin Lutero, Piccolo Catechismo, Spiegazione del secondo articolo del Credo).
"Mi adopererò
affinchè tu che non la pensi come me, abbia la
libertà di esprimere il tuo pensiero" (Thomas Jefferson)
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IO
SO...
Io so che
Gesù è l'inizio, ma allora perché mi preoccupo della fine?
Io so che Lui è il creatore: perché mi chiedo chi mi potrebbe
distruggere?
Io so che Lui mi ha perdonato, e allora perché
non posso perdonarmi?
Io so che Lui è un guaritore, e allora perché parlo di malattia?
Io so che Lui può fare tutte le cose, e allora perché dico che non posso?
Io so che Lui mi proteggerà, e allora perché temo?
Io so che Lui provvederà a tutte le mie necessità, e
allora perché non posso aspettare?
Io so che Lui è la mia forza e la mia salvezza, e allora perché mi sento
debole?
Io so che tutti ed ogni cosa hanno una stagione, e
allora perché quando la stagione tarda io piango invece di allietarmi?
Io so che Lui è l’esempio corretto, e allora perché vado avanti in modo
sbagliato?
Io so che Lui è la luce, e allora perché faccio di tutto per camminare
nell’oscurità?
Io so che qualunque cosa io chiedo a Dio, Dio me la darà, e allora perché sono
impaurito nel chiedere?
Io so il domani non mi è promesso, e allora perché rimando a domani quello che
posso fare oggi?
Io so che la verità mi farà libero, e allora perché continuo a considerarmi
schiavo?
Io so che Lui ci dà la rivelazione, la conoscenza e la sapienza, e allora
perché mi affido al mio modo di capire le cose?
Io so che dovrei vivere nello spirito e camminare nello spirito,
e allora perché scelgo di vivere nello spirito ma camminare nella carne?
Io so che quando salgono le lodi, benedizioni vengono giù, e allora perché
rifiuto di lodarlo?
Io so che sono salvato, e allora perché rifiuto
la parola che Lui mi ha dato?
Io so che Lui ha un piano per me, e allora perché io dubito che Lui si possa
servire di me?
Se sono ansioso di fare
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La gratitudine
non sgorga da una capacità propria del cuore umano,
ma solo dalla
parola di Dio.
Pertanto la
gratitudine va imparata ed esercitata.
La gratitudine va
in cerca del donatore che c’è oltre il dono.
Nasce dall’amore
che la concepisce.
La gratitudine è
abbastanza umile da lasciarsi donare qualcosa.
L’orgoglioso
prende solo ciò che gli spetta.
Si rifiuta di
accogliere un regalo.
Per colui che è grato ogni cosa diventa un dono,
poiché sa che per lui non esiste assolutamente un bene
meritato.
La gratitudine
rende la vita davvero ricca.
E’ facile
sopravvalutare l’importanza del proprio agire ed
operare
Rispetto a ciò
che si è diventati solamente grazie agli altri.
(Dietrich Bonhoeffer – Da “Libertà di vivere”)
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In te c’è una felice inclinazione: sei capace di gioire
Sii più felice che puoi; la gioia rende forti.
Essere davvero felici significa vedere Dio in
ogni cosa
E il suo amore dove tutto sembra sereno e lieto,
ma anche là dove non tutto va proprio come
avresti desiderato.
E questo non è per niente facile.
La gioia scaturisce da ciò che è incomprensibile
eppure autentico, reale, vivo.
Perciò la gioia è sempre qualcosa di
incomprensibile,
sia per gli altri sia per chi la prova.
La gioia esiste, e basta
(Dietrich Bonhoeffer)
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CHI SONO?
Chi sono?
Mi dicono spesso che, dalla mia cella di prigionia,
esco sciolto, allegro e sicuro,
come un signore dal suo castello.
Chi sono?
Mi dicono spesso che, coi miei sorveglianti,
parlo libero, amichevole e chiaro,
come fossi io a comandare.
Chi sono?
Mi dicono anche che sopporto indifferente,
sorridente e fiero, i giorni della disgrazia,
come uno che è abituato a vincere.
Sono veramente quello che gli altri dicono di me?
Oppure soltanto quello che io so di essere?
Inquieto, nostalgico, malato,
come un uccello in gabbia,
lottando per un soffio di vita,
come se qualcuno mi serrasse la gola,
assetato di colori, di fiori, di calore umano,
tremante di rabbia dinanzi all’arbitrio
e all’ingiustizia più meschina,
roso dall’attesa di grandi cose
anelando impotente amici infinitamente lontani,
stanco e vuoto per pregare, per pensare, per creare,
esausto e disposto a prendere congedo da tutto?
Chi sono?
Questo o quello?
Oggi son questo e domani un altro?
L’uno e l’altro contemporaneamente?
Un ipocrita dinanzi agli uomini
e dinanzi a me stesso un disprezzabile,
compassionevole rottame?
Oppure ciò che ancora c’è in me somiglia
ad un esercito sconfitto,
che si ritira in disordine
davanti ad una vittoria già conquistata?
Chi sono`?
L’interrogativo solitario si prende gioco di me.
Chiunque io sia, Tu mi conosci...
Sono Tuo, o Dio!
past. Dietrich Bonhoeffer
(morto nel carcere di sterminio nazista, perché evangelico
non collaborazionista)
"Fare
e osare non qualunque cosa, ma la cosa giusta;
non restare sospesi nel possibile, ma afferrare arditi il reale;
non della fuga dei pensieri, ma nell'azione soltanto è la libertà.
L'obbedienza sa cosa è bene,
e lo compie,
La libertà osa agire, e rimette a Dio il
giudizio
su ciò che è bene e male.
L'obbedienza segue ciecamente,
la libertà ha gli occhi ben aperti.
L'obbedienza agisce senza domandare,
la libertà vuole sapere il perché.
L'obbedienza ha le mani legate, la libertà è creativa.
Nell'obbedienza l'uomo osserva i comandamenti
di Dio,
nella libertà l'uomo crea comandamenti
nuovi.
Nella responsabilità trovano realizzazione entrambe,
l'obbedienza è
libertà."
(Dietrich Bonhoeffer)
Prega
durissimamente quando è durissimo pregare.
La
preghiera è qualcosa di potente, poichè Dio vi si è
impegnato e legato."
-
Martin
Lutero –
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"Io ho un sogno: che un giorno sulle
colline rosse della Georgia i figli degli schiavi e i figli degli schiavisti di
un tempo possano sedere assieme al tavolo della fratellanza.
Io ho un sogno: che un giorno lo Stato del Mississippi, uno
Stato che sta languendo nell'ingiustizia e nell'oppressione, si trasformi in
un'oasi di libertà e di giustizia.
Io ho un sogno, che i miei figli possano vivere in una nazione
che non li giudicherà per il colore della loro pelle, ma per il loro
carattere."
Martin Luther King
premio
nobel per la pace
(Il
sogno si è realizzato!)
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Martin
Luther King scrisse nel 971:
“…Ti dichiari, amico
mio, di non odiare gli ebrei, di essere semplicemente “antisionista” .
E io dico, lascia che
la verità risuoni alta dalle montagne, lascia che echeggi attraverso le valli
della verde terra di Dio: quando qualcuno attacca il sionismo, intende gli
ebrei, questa è la verità di Dio…
Tutti gli uomini di
buona volontà esulteranno nel compimento della promessa di Dio, che il suo
popolo sarebbe ritornato nella gioia per ricostruire la terra di cui era stato
depredato.
Questo è il sionismo,
niente di più e niente di meno. …
E cos’è l’antisionismo?
E’ negare al popolo
ebraico un diritto fondamentale che rivendichiamo giustamente per la gente
dell’Africa e accordiamo senza riserve alle altre nazioni del globo. E’ una
discriminazione nei confronti degli ebrei per il fatto che sono ebrei, amico
mio. In poche parole, è antisemitismo…
Lascia che le mie parole
echeggino nel profondo della tua anima: quando qualcuno attacca il sionismo,
intende gli ebrei, puoi starne certo. …”<
Da
un sermone di Martin Luther King del 1963
pastore
della Chiesa in Montgomery,
Alabama
(Stati Uniti)
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Vorrei
parlarvi di un uomo buono, la cui vita esemplare sarà sempre una luce
sfolgorante capace di tormentare la sonnacchiosa coscienza dell’umanità. La sua
bontà non consisteva in un passivo abbandono ad un particolare credo, ma
nell’attiva partecipazione ad azioni di salvezza; non in un pellegrinaggio
morale che raggiungeva il suo punto di destinazione, ma nella morale dell’amore
con la quale egli compiva il suo viaggio attraverso la strada maestra della
vita: era buono perché era un prossimo.
L’interesse
morale di quest’uomo è espresso in una meravigliosa storia breve, che comincia
con una discussione teologica sul significato della vita eterna, e si conclude
con una concreta manifestazione di compassione su di una strada pericolosa. A
Gesù viene posta una domanda da un uomo che si era formato nelle sottigliezze
della legge giudaica: <<Maestro, che cosa devo fare per avere la vita
eterna?>>. La risposta è pronta: <<Che cosa è scritto nella legge?
Tu cosa ci leggi?>>. Dopo un momento, il dottore della legge recita
immediatamente: <<Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con
tutta la tua anima, con tutte le tue forze e con tutta la tua mente; e il
prossimo tuo come te stesso>>. Allora viene da Gesù la parola decisiva:
<<Hai risposto bene; fa questo, e vivrai>>.
Il dottore della legge rimase male. <<Perché>>, avrebbe potuto
domandare la gente, <<un esperto della legge avrebbe dovuto fare una
domanda a cui anche un novizio poteva rispondere?>>. Volendo giustificare
se stesso e mostrare che la risposta di Gesù era tutt’altro che conclusiva, il
dottore della legge domanda: <<E chi è il mio prossimo?>>. Egli si
stava ora impegnando in un dibattito vigoroso che avrebbe potuto trasformare la
conversazione in un’astratta disputa teologica. Ma Gesù, deciso a non lasciarsi
prendere nella ‘paralisi dell’analisi’, strappa la domanda da mezz’aria dov’era
sospesa e la colloca in una pericolosa curva tra Gerusalemme e Gerico.
Chi
è il mio prossimo? <<Non conosco il suo nome>>, dice Gesù in
sostanza. <<E’ chiunque verso cui voi agite da buon vicino. E’ chiunque
giace nel bisogno all’angolo della strada della vita. Non è giudeo né gentile,
né russo né americano, né nero né bianco. E’ “un uomo” – ogni uomo in
bisogno – in una delle numerose strade della vita>>. Così Gesù
definisce il prossimo, non con una definizione teologica, ma con una situazione
vitale.
In
che consisteva la bontà del buon samaritano? Perché egli sarà sempre un
paragone ispiratore della virtù dell’amicizia? Mi sembra che la bontà di
quest’uomo possa essere descritta con una sola parola: altruismo. Il buon
samaritano era altruista nell’intimo. Che cos’è l’altruismo? Il dizionario
definisce l’altruismo come <<considerazione per, dedizione all’interesse
degli altri>>. Il samaritano era buono perché faceva della premura per
gli altri la prima legge della sua vita.
Il
buon samaritano rappresenta la coscienza dell’umanità, perché egli pure obbediva a un comandamento non
coercitivo: nessuna legge al mondo poteva produrre una così pura compassione,
un così genuino amore, un così completo altruismo.
Come
non mai prima d’ora, amici miei, gli uomini di tutte le razze e nazionalità
sono oggi chiamati ad essere “prossimi” gli uni verso gli altri. L’appello
ad una politica mondiale di buon vicinato è assai più che effimera parola d’ordine:
è l’appello ad una forma di vita capace di trasformare la nostra imminente
elegia cosmica in un salmo di pienezza creativa. Non possiamo più a lungo
permetterci il lusso di tirare dritto dall’altra parte: una tale follia si
chiamava una volta fallimento morale, oggi porterebbe al suicidio
universale.
Non
possiamo sopravvivere a lungo separati spiritualmente in un mondo che è unito
dal punto di vista geografico. In ultima analisi, io non devo ignorare l’uomo
ferito sulla strada di Gerico della vita, perché egli è parte di me ed io sono
parte di lui: la sua agonia mi diminuisce, la sua salvezza mi
accresce.
Nel
nostro tentativo di fare dell’amore del prossimo una
realtà, noi abbiamo, a guidarci, oltre all’esempio ispiratore del buon
samaritano, la magnanima vita del nostro Cristo.
Il
suo altruismo era universale,
perché egli considerava tutti gli uomini, anche i pubblicani e i peccatori,
come fratelli.
Il
suo altruismo era rischioso, perché
egli spontaneamente percorreva vie pericolose per una causa che conosceva
giusta.
Il
suo altruismo era eccessivo, perché
egli scelse di morire sul Calvario, la manifestazione, meravigliosa in tutta
la storia, di obbedienza a leggi non coercitive.
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In ricordo di Martin Luther
King, pastore battista, profeta del domani
La segregazione razziale ieri e oggi
USA - Lui, Martin Luther King,
pastore battista, aveva un sogno che non si è ancora realizzato. In occasione del Martin Luther King day (il 20 gennaio)
gli evangelici americani si sono poste in generale alcune domande anche sui
progressi dell’integrazione razziale.
"Gli evangelici bianchi sono stati in massima parte
assenti nella lotta per i diritti civili" ammette Daniel Argue presidente della National Association
of Evangelicals (NAE).
Argue, pastore delle Assemblee di Dio, ha
sempre lavorato in stretto contatto con
Non è un caso che la maggioranza degli aderenti di quelle
chiese fosse all’epoca decisamente ostile alle idee e ai comportamenti del
pastore battista , Martin Luther King. E’ sufficiente
ricordare che – per fare un solo esempio - in Sudafrica molte chiese
evangeliche e cattoliche si schieravano nei decenni scorsi in favore del
mantenimento del regime della segregazione razziale. E per molti anni gli
organismi mondiali di coordinamento di queste chiese hanno avuto ritardi e
difficoltà nell’espellere tali comunità dalla Comunione di chiesa (Federazione
Luterana Mondiale, Alleanza Riformata, ecc.).
Sono passati trent’anni dalla morte di King e la
realizzazione del sogno sperato è ancora senza attualizzazione.
Sarebbe sufficiente leggere il rapporto di Amnesty sui
condannati a morte negli USA. La semplice domanda da porsi è la seguente: chi
viene condannato? Le risposte assai spesso sono: "Afroamericani" e
"poveri". Ancora oggi nel lavoro, nella scuola, a causa dei pregiudizi,
un nero non ha le stesse opportunità di un bianco. Oggi alcune università
evangeliche non ammettono studenti di colore. L’11 dicembre Betsy
Clewett unica professoressa nera del Northwest Christian College dell’Oregon è stata licenziata
senza motivo. I suoi colleghi sono convinti che il motivo sia il colore della
sua pelle, in protesta tre di loro si sono licenziati.
C’è chi addirittura pensa che la domenica mattina sia ancora
il momento di massima separazione tra le due anime degli Stati Uniti. Le chiese
interraziali sono ancora poche, anche se il quadro non è però cosi negativo.
In occasione del Martin Luther
King Day, chiese agli antipodi per stile ed
appartenenza etnica dei partecipanti, si sono ritrovate unite. Ottimo esempio
sono la "First Presbiterian church"
e
Forse basterebbe seguire i passi dell’ebreo risorto… o no?
Sono convinto che nel rifugio del Signore non ci si chiederà
di mostrare il passaporto o la carta d’identità.
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I SOGNI DI MARTIN LUTHER KING
Ho il sogno che un giorno gli uomini si rizzeranno in piedi
e si renderanno conto che sono stati creati per vivere insieme come fratelli.
Questa mattina ho ancora il sogno che un giorno ogni Negro
nella nostra patria, ogni uomo di colore in tutto il mondo, sarà giudicato
sulla base del suo carattere piuttosto che su quella del colore della sua
pelle, e ogni uomo rispetterà la dignità e il valore della personalità umana.
Oggi ho ancora il sogno che un giorno le industrie inattive
dell’Appalachia rinasceranno, che le bocche affamate
del Mississippi saranno saziate, che la fraternità diventerà qualcosa di più
che le poche parole alla fine di una preghiera, diventerà l’ordine del giorno
di un uomo d’affari e la parola d’ordine dell’uomo di governo.
Ho ancora il sogno che un giorno la giustizia scorrerà come
l’acqua e la rettitudine come una corrente poderosa.
Ho ancora il sogno oggi che in tutti i municipi gli uomini
saranno eletti per agire giustamente, per amare la misericordia e camminare
umilmente accanto al loro Dio.
Ho ancora il sogno oggi che un giorno la guerra cesserà, che
gli uomini muteranno le loro spade in aratri e che le nazioni non insorgeranno
più contro le nazioni, e la guerra non sarà neppure più oggetto di studio. Ho
ancora il sogno che un giorno l’agnello e il leone sararmo
l’uno accanto all’altro e ogni uomo siederà sotto l’albero suo e non avrà più
paura.
Ho ancora il sogno che un giorno ogni valle sarà innalzata
ed ogni montagna sarà spianata. E la gloria di Dio sarà rivelata e la carne
tutta la contemplerà.
Ho ancora il sogno che con questa fede noi riusciremo a
vincere la disperazione e a portare nuova luce per distruggere il pessimismo.
Con questa fede noi saremo capaci di affrettare
il giorno in cui vi sarà pace sulla terra e buona volontà verso tutti gli
uomini. Sarà un giorno glorioso, e le stelle canteranno tutte insieme, ed i
figli di Dio grideranno di gioia.
(Da Il fronte della coscienza - S.E.I.)
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La vita
Martin Luther King nacque nel 1929
ad Atlanta, capitale della Georgia. Conseguite le lauree di teologia e
filosofia, gli fu affidato nel 1954 il ministero pastorale di una Comunità
Battista di Montgomery, nell’Alabama.
Quando scoppiarono i primi incidenti, fomentati dall’odio
razzista, egli si eresse a difensore dei diritti civili della sua gente ideando
una Lega Cristiana del Sud, per la quale promosse dimostrazioni pacifiche e
pubblici convegni.
Nel 1956 organizzò una protesta contro la segregazione dei
negri sui pubblici mezzi di trasporto;
nel 1962 combatté una strenua lotta legale contro
l’ostruzionismo dei bianchi che impedivano a uno studente di colore l’entrata
all’Università del Mississippi;
nel 1963, infine, ideò la famosa "Marcia dei 250 mila
su Washington", per ottenere l’approvazione del Congresso al progetto di
legge presentato da Kennedy sulla parità dei diritti civili.
I suoi volumi: Marcia verso la libertà, Perché non possiamo
attendere, La forza di amare e una bellissima lettera scritta dalla prigione di
Birmingham, contribuirono ad attirargli ampi consensi e concreti appoggi
internazionali.
Nel 1964 gli fu conferito all’unanimità il Premio Nobel per
È stato ucciso da un colpo di fucile a Menphis
(Tennessee), una sera di aprile del 1968, mentre era affacciato al balcone
dell’albergo che aveva scelto come quartier generale per organizzare una marcia
di protesta contro il "profondo sud" che continuava a negare ai negri
ogni diritto civile.
GLI UOMINI NON SONO NUMERI
La persona dura di cuore manca della capacità di una genuina
compassione; non si lascia commuovere dalle pene e dalle afflizioni dei
suoi fratelli; passa ogni giorno accanto a uomini sventurati, ma non li vede
mai realmente; può anche dare ingente denaro per la carità, ma non dà
niente del proprio spirito.
L’individuo duro di cuore non vede mai le persone come
persone, ma piuttosto come meri oggetti o come denti impersonali di una ruota
in perenne movimento: nell’immensa ruota dell’industria, egli vede gli uomini
come mani; nella massiccia ruota della vita di una grande città, vede gli
uomini come dita in una moltitudine; nella ruota mortale della vita di guerra,
vede gli uomini come numeri in un reggimento. Egli, insomma, spersonalizza
la vita.
(Da La forze di amare - A cura di E. Balducci - S.E.I.)
"Alla fine, ricorderemo non le parole dei
nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici".
Martin Luther
King (1929-68)
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