La PASQUA nel Nuovo Testamento
(Donato TROVARELLI)
Che cos’è la Pasqua? Perché si regalano le uova o le colombe? Che valore ha la Pasqua nei tempi attuali? Come festeggiarla? Quali sono le tradizioni, le usanze e le consuetudini legate a tale festività? Mille domande per un’unica risposta: la Pasqua è Gesù Cristo!
Sembra strano, ma il Nuovo Testamento dà questa risposta a tale ricorrenza. L’Evangelo non è nuovo a tali affermazioni: già ha personificato in Gesù Cristo, la Via, la Verità e la Vita. Adesso ci dice: “Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata.” (I Corinzi 5:7)
La pasqua non è allora fatta di colombe, di uova, di pranzi con chi vogliamo, ecc… ma è l’uscita dalla realtà della carne per vivere per sempre nella realtà di Cristo, immolato per noi sulla croce e che noi abbiamo accettato come “personale Salvatore”, mediante l’azione dello Spirito Santo, che ci ha fatti entrare nel Regno di Colui che è stato mandato da Dio-Padre per essere in eterno il nostro Signore.
Quando nel Nuovo Testamento l'apostolo Paolo, ispirato dallo Spirito Santo, scrive che "La nostra Pasqua, cioè Cristo, é stata immolata" vuole ricordarci che un Agnello è stato offerto una volta per sempre per la nostra redenzione eterna, “perché questo Egli ha fatto una volta per sempre, quando ha offerto Se stesso”. (Ebrei 7:27).
Osserviamo tutti i passaggi che vengono presentati nell’Epistola agli Ebrei:
1) Gesù, mediante il proprio sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario, avendo acquistata una redenzione eterna. (Ebrei 9:12)
2) Così facendo, mediante l'offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre, noi siamo stati santificati (Ebrei 10:10)
3) Gesù, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è posto a sedere alla destra di Dio (Ebrei 10:12).
4) Gesù con un'unica offerta egli ha per sempre resi perfetti quelli che son santificati. (Ebrei 10:14)
Questi quattro passaggi non sono frutto di interpretazione o di elaborazione dottrinale o teologica, ma sono la sostanza stessa della testimonianza che solo lo Spirito Santo può dare ai credenti: “E anche lo Spirito Santo ce ne rende testimonianza.” (Ebrei 10:15)
Senza questa testimonianza, rimaniamo nel campo delle pie speranze religiose e nelle dichiarazioni dottrinali che fanno parte di copioni liturgici, ma non della nostra vita.
Si può festeggiare la Pasqua, anche senza essere credenti, per spirito di emulazione o per tradizione o per ritualità religiosa.
La vera Pasqua però è quella che vive dentro i cuori che sperano in Gesù Cristo e che credono che Gesù Cristo sia veramente morto e veramente risorto una buona volta per noi.
Senza la resurrezione di Cristo, non ci sarebbe alcuna festa di Pasqua, a tal punto che Pasqua e resurrezione sono teologicamente la stessa cosa, perché solo Gesù RISORTO garantisce l’adempimento delle promesse stesse che Lui ha lasciato scritte nella Sua Parola.
Gesù mantiene ciò che ha promesso, perché Lui è risorto e siede sul Trono di Dio. Il suo sacrificio è servito proprio a questo!
Ecco perché il sacrificio di Gesù, come afferma categoricamente l’Evangelo, è unico ed irripetibile.
Sulla croce Lui si è immolato: non ci sono altre croci, non ci sono altri Cristi, non ci sono altri Agnelli, non ci sono altri sostituti di Inviati da Dio: questo è infatti il significato della parola Messia (in ebraico) e di Cristo (in greco): mandato come Unto di Dio.
Se è vero che Gesù "l'Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo", ciò poi porta come conseguenza che quest’Agnello è stato immolato, cioè posto su un altare sacrificale ed è stato ucciso.
Consideriamo poi che l’Agnello di cui si tratta, non è un animale qualunque, ma un Animale che Dio ha mandato e che ha fatto nascere, come in una simulazione simbolica, in una stalla a Betlemme! Dio ha mandato Suo Figlio come Agnello!
Questa è la realtà della Pasqua, che ha drammaticamente sostituito su una croce, l’agnello mangiato in Egitto la notte cui fa riferimento la festa tradizionale della Pesach (Pasqua ebraica), che festeggiava la liberazione di un popolo dalla schiavitù d’Egitto. (Pesach in ebraico vuol dire “libertà”.
Il passaggio dalla Pasqua ebraica a quella cristiana è magistralmente riassunta in dieci versetti biblici del cap. 9 dell’Epistola agli Ebrei: il primo patto non fu stato inaugurato senza spargimento di sangue, quando, secondo la legge, Mosè prese il sangue dei vitelli e dei montoni e ne asperse tutto il popolo, dicendo che Quello era il sangue del patto che Dio aveva ordinato, perché secondo la legge, quasi ogni cosa doveva essere purificata con sangue; e senza spargimento di sangue non ci sarebbe stata remissione di peccati. Per questi motivi Gesù Cristo non era entrato in un santuario fatto con mano d’uomo, ma nel cielo stesso, sul Golgota, non per offrir se stesso più volte, come il sommo sacerdote, che entra ogni anno nel santuario con sangue non suo, una volta sola, alla fine dei secoli, per annullare il peccato col suo sacrificio. (Ebrei 9:18-26)
La conclusione che ne consegue è dunque tremenda ma chiara: “E come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio, così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola, per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a quelli che l'aspettano per la loro salvezza.” (Ebrei 9:27-28)
Non ci sono sacrifici postumi o surrogati di quello di Cristo.
Non ci sono rappresentazioni rituali, ma solo un unico atto di fede in Colui che è il Cristo, una volta per sempre, perché, come Gesù ricorda alla samaritana: “l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità". (Giovanni 4:23-24)
Non risulta da nessun documento storico che i primi cristiani dell'era apostolica e dei primi tre secoli celebrassero altra festa pasquale se non la santa cena per ricordare la risurrezione di Gesù, finché Lui ritornerà.
Essì, Gesù ritornerà, deve tornare: è una promessa di Dio. (Atti 1:11)
Nel frattempo consumiamo insieme il pane e il vino, simboli del suo sacrificio, simboli di un Corpo che è stato spezzato sulla croce e di un Sangue che è stato versato per noi.
Non si tratta di un pane qualunque ma di un pane condiviso, perché la salvezza che Gesù Cristo offre sulla croce non è una salvezza offerta ad un singolo ma a tutti i credenti di tutte le epoche e di tutte le nazioni (Apocalisse 5:9): “Poiché per voi è la promessa, e per i vostri figliuoli, e per tutti quelli che son lontani, per quanti il Signore Iddio nostro ne chiamerà.” (Atti 2:39)
Nel suo significato teologico, l'agnello consumato dagli Ebrei nella notte della decima piaga in Egitto, fu applicato a Gesù anche dall'apostolo Paolo: "La nostra Pasqua cioè Cristo è stata immolata".
Quando passerà, l’angelo della morte salterà chi avrà il sangue di Gesù su di sé per fede: il popolo dei salvati è costituito da quei credenti che “hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell'Agnello.” (Apocalisse 7:14)
Non si tratta di fantasia, o di congetture o di figure simboliche, ma di una realtà spirituale di cui la Spirito Santo dà certezza al nostro spirito: “Poiché voi non avete ricevuto lo spirito di servitù per ricader nella paura; ma avete ricevuto lo spirito d'adozione, per il quale gridiamo: Abba! Padre! Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio; e se siamo figliuoli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pur soffriamo con lui, affinché siamo anche glorificati con lui.” (Romani 8:15-17)
Su questa speranza è posta saldamente la nostra fede, diventata certezza per opera di un intervento personale di Colui che ha promesso di manifestarsi a chi Lo ama (Giovanni 14:21)
L’apostolo Paolo mette enfasi su questo inizio del cammino cristiano dicendo: “Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?” (Romani 8:24)
Stranamente l’Agnello corrisponde anche come resurrezione perché ciò che avvenne "nella notte del sabato quando già albeggiava, il primo giorno della settimana", cioè il giorno DOPO il sabato, il giorno che poi sarà chiamato “del Signore” (Domenica) fu anche la sopravvivenza del popolo ebreo al passaggio della Morte.
La Cena perciò simboleggia anche la resurrezione di Cristo e come tale era celebrata nel primo giorno della nuova settimana ebraica, cioè il giorno dopo il sabato. A Troas i credenti, nel primo giorno della settimana erano radunati per rompere il pane (Atti 20:9), perché Gesù aveva detto ai Suoi di ricordare in questo modo la Sua morte e soprattutto la Sua resurrezione.
Dare alla santa cena e alla Pasqua un significato di comunione col Corpo di Cristo morto, significa dare un valore squilibrato a tali celebrazioni, perché si omette che Cristo è risorto!
Il carattere della santa cena comunitaria fatta col pane e col vino ha dunque queste meravigliose connotazioni pasquali.
In tal senso, per i cristiani è sempre pasqua! Gesù è risorto veramente e non sta più nella tomba dove fu messo, non sta più su una croce dove fu inchiodato, ma sta sul Trono di Dio, alla destra della Gloria del Padre.
Per i cristiani, la festa del natale potrà anche essere un giorno, ma la pasqua è un anno intero! È una condizione permanente e, se vogliamo, garantita per l’eternità.
Dalla liberazione di un popolo con il suo ravvedimento, Gesù ha purificato il Suo Popolo trasformandolo spiritualmente e santificandolo una volta per sempre. Ciò non è merito dei credenti, ma è opera della “pentecoste”, cioè dello Spirito Santo.
Il popolo ebreo fu liberato dagli egiziani una volta per sempre e nessuno tornò mai indietro; similmente il popolo cristiano, acquistato da Cristo sulla croce, col suo sangue, è stato liberato dal peccato e nessuno potrà più separarci da tale condizione. Gesù ci ha fatti veramente liberi (Giovanni 8:36) e “né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potestà, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 8:38-39)
La morte di Dio-Figlio sulla croce è stata capace di purificare, rinnovare, trasformare e santificare.
Solo Dio è Santo e Gesù ha tale caratteristica. Toccare Gesù ha significato toccare la santità! Meglio ancora se il Suo Santo Sangue purissimo è posto per sempre su di noi, dallo Spirito Santo!
Dio ci ha chiamati alla santificazione e perfezione e noi, se la cerchiamo, le troveremo in Gesù (Giovanni 1:12 e 14:6)!
Quindi : prepariamoci, purifichiamoci, rinnoviamoci, trasformiamoci e santifichiamoci e preghiamo come, di cui si dice che era un uomo come noi. (Giacomo 5:17)
I primi apostoli nel “cenacolo”, celebravano il metodo stesso della salvezza offerta da Gesù, secondo una legge dapprima scritta nei sacri libri da Mosé e successivamente scritta dallo Spirito Santo nei nostri cuori. (Ebrei:8-10; 10:16)
L’Evangelo invita allora tutti i lettori a ritornare alla fede ed all’insegnamento della “Chiesa primitiva”, se vogliamo vedere di nuovo la potenza di Dio nella Sua Chiesa costituita da credenti “nati di nuovo”, come essa è visibile negli Atti degli apostoli!
Il pane che noi condividiamo nel “cenacolo” ci ricorda che la Parola di Dio è il cibo che Gesù ha voluto che noi mangiassimo per la nostra “nuova nascita” e per la nostra appartenenza stessa a Lui come Capo Vivente di un Corpo Vivente.
Il vino che noi condividiamo nel “cenacolo” ci ricorda che senza il Sangue di Cristo non c’è remissione di peccato. (Ebrei 9:22)
Il pane spezzato e distribuito, ci ricorda che la resurrezione di Cristo ha spezzato il Suo Corpo, in quanto il Capo (Lui stesso) è seduto sul Trono della Grazia e i credenti (il Suo Corpo) sono sulla terra, in attesa del Suo ritorno.
Circa la Cena, leggiamo che Gesù in Persona ha stabilito e scelto di preservare la speciale relazione tra Sé e il Suo popolo con il Patto, con la Sua parola di promessa e con il sangue sparso. (Matteo 26:26-28).
L'epistola agli Ebrei spiega meglio di ogni altro brano del Nuovo Testamento che Cristo fu allo stesso tempo sacrificio e sacerdote, offerta ed offerente. Gli antichi sacrifici del Vecchio Testamento dovevano essere ripetuti ogni anno, ma quello di Cristo è perfetto e completo (Ebrei 9:11-14), con un unico valore espiatorio (Ebrei 9:12-14), ed è perciò irripetibile.
Come nella Pasqua ebraica non c’è una realtà ma un valore commemorativo ("Quel giorno sarà per voi un giorno di commemorazione") così nella Cena del Signore troviamo scritto: "...fate questo in memoria di me".
Il carattere commemorativo poi è rafforzato dalla frase. “Finché Egli venga” (1 Corinzi 11.26)
Ogni giorno della vita di un cristiano è un regalo in attesa del giorno del giudizio, quando Gesù tornerà come “giudice” e non più come Salvatore, come lo si può ancora trovare prima del Suo ritorno.
Continuamente è allora Pasqua, avendo realizzato Gesù nei nostri cuori e seguendo i Suoi insegnamenti. Egli è l'Agnello di Dio, immolato una volta, Vivente e vittorioso per sempre, per cui, per mezzo dello Spirito Santo, possiamo dire tutti insieme: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello siano la benedizione e l'onore e la gloria e l'imperio, nei secoli dei secoli" (Apocalisse 5:13).
IL VALORE SPIRITUALE E MATERIALE DELLA SANTA CENA: IL PANE
Il Corpo di Gesù attualmente è spezzato, perché il CAPO è separato dal resto del CORPO.
Gesù è in cielo e la Sua Chiesa è sulla terra.
Solo Gesù poteva spezzare il Suo Corpo e lo ha fatto sulla croce!
Morendo sulla croce, Egli è disceso nell'Ades tre giorni e poi ne è uscito portandosi dietro tutti coloro che anche lì lo hanno riconosciuto come Messia.
Quindi è apparso ai discepoli in carne ed ossa per quaranta giorni e poi è risalito in cielo con un corpo fisico risuscitato.
Ora aspetta di ricongiungersi fisicamente col Suo Corpo sulla terra, corpo fatto di tutti i credenti in Lui: Un Corpo con un CAPO presente solo in spirito perché materialmente è risuscitato e posto sul Trono di Dio.
La Santa Cena ci ricorda materialmente e drammaticamente il Corpo "spezzato" di Gesù, mediante l'immagine del "pane spezzato".
Il fatto poi che il pane sia "mangiato" è un desiderio di ricongiungimento col CAPO, mettendo "simbolicamente" il pane DENTRO di noi, il "pane della Vita", il "pane disceso dal cielo"!
Gesù si ricongiunge con il suo CORPO, per fede DENTRO ogni credente che, ricordando la morte di Gesù, chiede che la Parola Vivente, il vero "pane materiale", sia pienamente dentro di lui.
La Parola di Dio, cioè la BIBBIA, viene messa, simbolicamente con la Santa Cena, DENTRO di noi, ricongiungendoci perfettamente al CAPO che è Gesù Cristo, il Dio Vivente e Vero, l'Emanuele con noi!
Vedere qualcosa di diverso nella Santa Cena, come la presenza reale di Gesù, la cosiddetta "transustanziazione", è "falsa dottrina".
Dio abbia pietà di coloro che si lasciano sedurre dalle false dottrine.
Il pane non è "corpus Christi", ma i credenti riuniti sono Corpo di Cristo! Il pane è il CAPO al quale il Corpo di Cristo, per fede e spiritualmente, chiede di essere ricongiunto, "finché Egli venga" realmente a rapire la Sua Chiesa e a ricongiungersi con essa nell'aria, così come promesso.
Requisito per partecipare alla Santa Cena è solo ed unicamente l'essere "nati di nuovo"
Se non abbiamo la purificazione dei peccati, mediante l'offerta sacrificale di un Agnello ("mangiare la carne") e se non ci nutriamo della Parola di Dio ("mangiare il pane") e se non siamo morti in Cristo sulla croce ("bere il vino") e se non siamo rigenerati nella vita eterna ("battezzati d'acqua e di Spirito"), allora non entreremo nel Regno di Gesù Cristo, poiché non apparteniamo al Corpo di Cristo!
IL CORPO DI CRISTO è LA CHIESA
Quando noi crediamo in Gesù Cristo, nostro Signore, Dio, Salvatore, Mediatore, Primizia dei redenti, ecc., NOI diventiamo IL CORPO di Cristo essendo NOI la Chiesa di Cristo, il corpo di cui Lui è il capo! (Col. 1:18, Efes. 1:23)
Noi Gli apparteniamo, come noi apparteniamo al Regno di Cristo, se crediamo in Lui, pienamente, sinceramente e totalmente. Gesù Cristo infatti, misteriosa incarnazione terrena di Dio, venne dagli infiniti celesti spazi dello Spirito, su questa terra, dove regna la materia, con le sue leggi fisiche e chimiche, per portare il REGNO di Dio fino a noi.
Mosso dall'Amore, sin dal messaggio nella sinagoga di Nazareth (Luca 4:18-20) e dalle risposte alle domande di Giovanni Battista (Matteo 11:2-5), Gesù rivelò l'INIZIO del Regno Divino.
I miracoli di Gesù avevano un significato più importante del loro semplice gesto umanitario: erano condizioni e simboli del nascente Regno di Dio.
Quando Gesù compì quei tantissimi segni simbolici, ma concreti, di un regno divino", confermò ufficialmente che il Regno di Dio era cominciato.
"Disse loro un'altra parabola: Il regno dei cieli è simile al LIEVITO che una donna PRENDE e nasconde in tre misure di farina, finché la pasta sia tutta lievitata" (Matt. 12:33 e Luca 13:21). Se il Regno dei Cieli è una "pasta che deve lievitare" per produrre il grande risultato della conversione di tutti coloro che decidono di accettare l'offerta della vita eterna con Gesù Cristo, di certo non significa che per avere il Regno bisogna... far lievitare la pasta! Occorre invece far crescere la fede in Gesù Cristo, a tal punto da indicare a tutti (la farina) che la fede produce un innalzamento del livello spirituale della chiesa e dell'intera comunità (la pasta)!
Gesù diceva che se non faceva "le opere", gli uomini non gli avrebbero creduto, ma se le faceva (pur se non avessero creduto in Lui), sapeva che almeno avrebbero creduto alle Sue opere (Giovanni 11:42).
Gesù comunicava: "se io scaccio i demoni con l'aiuto del dito di Dio, allora il Regno di Dio è giunto fino a voi" (Luca 11: 20).
Marco ed altri evangelisti affermano che Gesù ordinò che le Sue guarigioni fossero tenute segrete: non trattasi di artifici letterari, ma della necessità di far posto prima ad una fede sincera e semplice e poi alle opere della fede...
La fede alla quale si riferisce è il credere nella Sua funzione di Instauratore del Regno di Dio.
Giovanni Battista, annunziando al mondo un nuovo corso della storia, un nuovo Regno imminente (da Gesù Cristo in poi), diceva: "il regno dei cieli è vicino", tanto vicino che gli era contemporaneo!
Gesù fu portatore di un Regno, di cui Egli stesso si auto costituì "la Porta" (Giovanni 10:9); Egli mandò i discepoli ad annunciare questo Regno e a guarire i malati (Luca 9:2) e "parlava loro del Regno di Dio e guariva quelli che avevano bisogno di guarigione" (Luca 9:11).
Oggi la situazione non è cambiata, perché coloro che credono in Gesù Cristo (cd. "credenti") sono annunciatori di un Regno che addirittura "è dentro di loro" e "in mezzo a loro" (Luca 17:21).
A noi il compito di crederci, di ricercarlo prima di ogn'altra cosa (Matteo 6:33), di cercare di entrarci (7:21), di discernerlo attentamente, perché esso "non viene in maniera da attirare gli sguardi" (Luca 17:20), di esserne degni ((2 Tess. 1:5), a vederlo dopo la "nuova nascita" (Giovanni 3:3), a ragionarci sopra (Atti 1:3), ad annunciare l'Evangelo del Regno (Atti 8:12)!
Adesso che conosciamo, cerchiamo e abbiamo il Regno dei cieli, nel quale siamo entrati confermati dal battesimo di Spirito Santo, vogliamo rinunciarvi per un po' di pane "azzimo"?
Se facciamo questo, abbiamo innalzato il pane "azzimo" al di sopra di Dio, e del Suo Regno al quale si accede alla sola condizione di credere in Gesù Cristo!
Il tempio di Gerusalemme onorava "l'arca del patto", nella quale alitava lo spirito dei dieci comandamenti: in essi si vietava categoricamente di farsi sculture o immagine alcuna delle cose che sono in cielo e di prostrarvisi ad adorarle (Esodo 20:4).
Questo materialismo è il più grande ostacolo per comprendere un Dio che è Spirito e Verità.
Nel Vecchio Testamento o Vecchio Patto c'era il Tabernacolo, una stanza dove era "vietatissimo l'ingresso", pena la morte istantanea... senza autorizzazione di Dio! In esso c'erano il candeliere, la tavola della Legge, la presentazione dei pani (azzimi); ma venuto Cristo, "sommo sacerdote dei beni futuri", Egli, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto è entrato nel "santuario" col proprio sangue "una volta per sempre". (Ebrei 9:11,12)
Il sacrificio non si rinnova.
Questo è vero, perché sta scritto che "il sangue del Patto non è stato offerto in un santuario qualunque, "ma nel cielo stesso" (Ebrei 10:24), per comparire ora alla presenza di Dio per noi". I pani azzimi sono il ricordo di un vecchio patto, ma Gesù, quando ha detto: "un nuovo patto", ha dichiarato ANTICO il primo: ora, "quello che diventa antico ed invecchia, è prossimo a scomparire". (Ebrei 8:13)
Corpo e carne NON sono sinonimi o termini da usare indifferentemente per dire la stessa cosa: se Gesù dice "questo è il mio corpo", NON DICE: "questa è la mia CARNE"!
In nessun passo c'è scritto "questa è la mia carne" , bensì "questo è il mio corpo" (Matteo 26:26-27; Marco 14:22-24; Luca 22:19-20; 1 Corinzi 11:24-25)
Il CORPO è corpo e simboleggia la Chiesa, che appartiene a Cristo: "questo è il MIO corpo". Il pane è il simbolo della comunione con la Sua Chiesa, cioè col Suo Corpo, di cui Egli è il "capo".
La carne invece simboleggia la natura fisica: è infatti specificato che "carne e sangue non potranno ereditare il regno di Dio"! (1 Corinzi 15:50), ma anche che "chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna... e dimora in me" (Giovanni 6:54, 56), intendendo l'accettazione della Sua offerta di mediazione purificatrice reale e concreta, come un Agnello da immolare a Dio per i propri peccati! La Sua carne era "la cortina del tabernacolo"... rotta per noi sulla croce! (Ebrei 10:20)
Solo dei giudei increduli e materialisti non capirono il senso delle parole di Gesù; il Vangelo di Giovanni li lascia ancora discutere e disputare intorno a "come mai Costui può darci a mangiare la Sua carne"! (Giovanni 6:52) Il loro numero non è detto, ma c'è sempre posto per chi vuole associarsi a loro!
In nessun passo c'è scritto "questa è la mia carne" , bensì "questo è il mio corpo" (Matteo 26:26-27; Marco 14:22-24; Luca 22:19-20; 1 Corinzi 11:24-25)
Circa il vino, sta scritto: due volte "questo calice è nuovo patto! (Luca 22:19-20; 1 Corinzi 11:24-25) e due volte "questo è il mio sangue", ma aggiunge in questi ultimi due casi "il sangue del patto" (Matteo 26:27; Marco 14:24) e "non berrò più di questo frutto della vigna finché non lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".
Quando Gesù dice, che Egli è il "pane disceso dal cielo" e che il pane e il vino sono rispettivamente il Suo corpo ed il Suo sangue, occorre eliminare il significato materiale. Infatti Gesù stesso subito dopo spiega che è lo Spirito quello che vivifica; la carne non giova a nulla: le parole che Egli ha detto sono Spirito e Vita (Giovanni 6:41-63).
Entrare allora nel Regno di Gesù Cristo, come corpo di tutti i credenti in Lui, è un segno di accettazione "ubbidiente" ad un messaggio, che, se non è seguito dai fatti, risulta privo di efficacia e di riscontro: "questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri." (1 Giovanni 3:11)
"Chi non ama, NON ha conosciuto Dio, perché Dio è amore!" (1 Giovanni 4:8)
Attraverso Gesù Cristo, immolato sulla croce ("rotto per noi"), noi entriamo alla presenza di Dio, riconciliati con Lui. Simbolicamente la rottura di Cristo equivale alla rottura della "cortina del Tempio": "...per quella via recente e vivente che egli ha inaugurata per noi attraverso la cortina, vale a dire la sua carne" (Ebrei 10:20)
Se Gesù Cristo, Parola Vivente di Dio Padre Vivente, venne al mondo per abitare "un tempo tra di noi", essendo la Parola "diventata carne" (Giovanni 1:14), "piena di grazia e di verità", oggi ciò continua ad avvenire "per fede", mangiando tutti insieme il Pane della Vita, che è la Parola di Dio, il Vero Pane disceso dal Cielo.
"Perciò i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: io sono il pane che è disceso dal cielo." (Giovanni 6:41)
"Io sono il pane della vita... Io sono il pane vivente... Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi" (Giovanni 6:48,51,53)
Gesù, partecipava della natura umana, per riconciliare gli uomini a Dio, ed era Dio per riconciliare Dio agli uomini. In Cristo finalmente l'umanità ebbe la libertà di accostarsi a Dio (Efesini 3:12). Con la Santa Cena, il Corpo si riunisce al Capo che è stato "spezzato" sulla croce, separato fisicamente, ma non spiritualmente.
Gesù infatti in qualità di "agnello di Dio", unica vittima sacrificale accettata da Dio, una volta per sempre, per tutti i peccati del mondo e per tutti i peccatori di tutte le epoche e di tutte le età, offriva volontariamente se stesso sulla croce. (Ebrei cap. 6 e 10:10)
Mangiare il pane della Santa Cena è come riaffermare per fede che Gesù Cristo sia morto sulla croce per noi, e che Lui è la "nostra" offerta di "agnello" purificatore!
Ora NOI siamo il Suo corpo. "Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il CORPO di Cristo? Siccome vi è un UNICO pane, NOI, che siamo MOLTI, perché partecipiamo TUTTI a quell'unico pane" (1 Corinzi 10:16-17).
Il gesto di distribuzione è un gesto "di comunione" col Suo sacrificio e di accettazione della Sua morte per noi. Noi siamo tenuti sempre "a ricordare" quell'offerta di Gesù Cristo morto per noi sulla croce. La santa cena diventa allora una "rammemorazione" un fare questo "in memoria di Me" (Luca 22:19). L'unità del CORPO, diventa l'unità dei credenti.
NOI diventiamo IL CORPO di Cristo essendo NOI la Chiesa di Cristo, il corpo di cui Lui è il capo (Col. 1:18).
In Efesini 1:19-23 è scritto proprio espressamente e chiaramente questo concetto: "LA CHIESA È IL SUO CORPO".
“Perciò, entrando nel mondo, egli dice... mi hai preparato un corpo” (Ebrei 10:5)
Il duplice “corpo” di Cristo è costituito da se stesso e dalla Chiesa:
1) da se stesso, perché il Suo Corpo fu offerto una volta per sempre sulla croce, affinché con un unica offerta egli ha per sempre resi perfetti quelli che son santificati.
2) dalla Chiesa come assemblea di credenti che, in virtù di questa " volontà " noi siamo stati santificati e possiamo accostarci di vero cuore, con piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quella aspersione che ci purifica dalla mala coscienza, e il corpo lavato d'acqua pura.
“Riteniam fermamente la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è Colui che ha fatte le promesse E facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci in amore e in buone opere” (Ebrei 10:23-24)
Noi dunque SIAMO il CORPO di CRISTO che tutti possono vedere e toccare, membra l’uno dell’altro (1 Corinzi 12:12-27)
La comunione col corpo di Gesù è importantissima, proprio spezzando il pane insieme a Lui. E' il modo per essere in comunione con Lui e... tra di noi. "Ogni volta che mangiate "questo pane" e bevete di questo calice, voi ANNUNCIATE la morte del Signore", unica offerta gradita a Dio e che apre la via della salvezza, "finché Egli venga" (1 Corinzi 11:26), per regnare con noi nel Suo Regno!
Gesù l’ha promesso: “RITORNERÒ” (Giovanni 14:3; Atti 1:11)
La Santa Cena ci ricorda IL RITORNO DI CRISTO!
Ricordiamoci anche che la comunione è indispensabile ed insostituibile, perché il pane (chicchi di grano uniti inscindibilmente come la Chiesa, corpo di Cristo) è unico! (1 Corinzi 10:17).
Chi si sottrae volontariamente a tale "comunione con la chiesa-corpo di Cristo" sarà colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore (1 Corinzi 11:27), perché NON sa discernere il CORPO del Signore, costituito dall'unità dei credenti, e il SANGUE del Signore, versato sulla croce per i nostri peccati!
Dalla legge mosaica Gesù prese spunto per innestare la Sua legge, più perfetta e più gradita a Dio: Egli non venne per abolire la legge, ma per confermarla (Romani 3:31), inquadrandola però in un'ottica nuova costituita dalla "giustificazione per fede" (Romani 5:1).
Il pane è quello "quotidiano", perché non è un pane inquinato dal formalismo religioso, il lievito da evitare, perché privo di potenza spirituale.
Gesù avvertiva: "Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei (Matteo 16:6, 16:11), dal lievito di Erode (Marco 8:15), dal lievito dell'ipocrisia (Luca 12:1) e dal lievito dell’insincerità e della menzogna (1 Corinzi 5:8). Le mezze verità sono le più difficili da individuare (come il lievito), e sono poi le più difficili da smontare... (quando la pasta è lievitata).
Noi "celebriamo la pasqua... non con spirito di malvagità o di malizia, ma con gli azzimi della sincerità e della verità." (1 Corinzi 5:8)
Ogni volta che mangiamo il PANE nella Santa Cena, i credenti si riuniscono, per fede, a Gesù anticipando il gran giorno in cui "realmente" saranno riuniti per sempre con Lui.
Il grido dei credenti è lo stesso del grido dello Spirito Santo: "VIENI, SIGNOR GESÙ, VIENI! (Apocalisse 22:17)
IL VINO
Con la morte di Cristo, un nuovo patto veniva stipulato tra Dio e gli uomini.
Noi cristiani siamo gli eredi di una promessa fattaci da Colui che, morto su una croce, ci liberava dalla schiavitù della condizione peccatrice in cui ci trovavamo: noi siamo coloro che sono indicati come "eredi" in un TESTAMENTO, NUOVO, in sostituzione di uno VECCHIO lasciato ad Abrahamo.
Gesù, è vero uomo e vero Dio: essendo il mediatore fra due nature, umana e divina, doveva necessariamente essere sia l'una che l'altra!
Unico aggancio di Dio con l'uomo, Gesù Cristo poneva, pone e porrà a tutti coloro che desiderano appropriarsi dell'offerta Sua, di partecipare alla Sua mensa, come "real sacerdoti" che mangiavano l'offerta sacrificale (Levitico 6:26, Deuteronomio 12:7).
Il vino, di qualsiasi colore (e non necessariamente rosso) simboleggia "il patto" che Gesù duemila anni fa ha siglato sulla croce! (Luca 22:20)
Gesù stesso inoltre afferma essere quello un semplice "frutto della vigna" (Matteo 26:29)
Circa il vino, sta scritto due volte: "questo calice è nuovo patto! (Luca 22:19-20; 1 Corinzi 11:24-25) e due volte "questo è il mio sangue", ma aggiunge in questi ultimi due casi "il sangue del patto" (Matteo 26:27; Marco 14:24) e "non berrò più di questo frutto della vigna finché non lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio". Gesù non beve più vino, né dopo, né altrove!
Il sangue versato da Gesù Cristo era sangue di un "Agnello innocente", offerto in sacrificio a Dio; questo sangue viene definito "purificatore" (1 Giovanni 1:7), "giustificatore" (Rom. 5:9), "di riscatto" (1 Pietro 1:19), "di redenzione" (Efes. 1:7), e soprattutto "sangue del patto eterno". (Ebrei 13:20, Matteo 26:28, Marco 14:24, Luca 22:20, 1 Corinzi 11:25)
Come il sacrificio di Gesù Cristo NON si rinnova, perché esso fu unico, irripetibile e perfetto (Gesù disse: "tutto è compiuto!", come il perdono dei nostri peccati ci viene dato a motivo dell'offerta di Cristo e non nostra, come il patto che noi facciamo con Dio NON viene siglato col nostro sangue, ma col sangue di Gesù Cristo, così il sangue cui facciamo riferimento è "quello sparso duemila anni fa sulla croce".
Il sangue di Gesù Cristo è "reale", perché "realmente" ci purifica di ogni peccato e ci giustifica davanti a Dio. Il vino è "realmente" vino, perché ci ricorda che "per fede" noi siamo "legati" a Gesù Cristo mediante la SUA offerta d'amore.
Il vino NON sostituisce "quel sangue", né si trasforma in sangue (essendo inutile rinnovare un sacrificio già perfetto!), ma ci "ricorda" che quel sangue di Gesù-uomo (Agnello di Dio) FU REALE SULLA CROCE, come E' REALE OGGI il vino che noi siamo invitati a bere!
Nella "santa cena" che ricorda e commemora (o rammemora, come si diceva in italiano antico), chi mangia il pane, viene invitato a bere un po' di vino: le due cose sono abbinate indissolubilmente e non è consentito astenersi dal pane e bere solo il vino o viceversa partecipare alla comunione col corpo di Cristo mangiando il pane e rinunciando a bere il vino. Ciò sarebbe antibiblico e segno di ribellione a Gesù Cristo, che, avendo istituito "la santa cena", ha dato un ordine preciso e categorico: "FATE QUESTO in memoria di me"
Il vino rappresenta il sangue purificatore, versato da Gesù Cristo sulla croce, una volta per sempre e per tutti i peccati: tale sangue purificatore è stato versato "realmente" ed esso ha "realmente" la capacità di purificarci dai peccati.
Il vino NON sostituisce "quel sangue", né si trasforma in sangue (essendo inutile rinnovare un sacrificio già perfetto!), ma ci "ricorda" che quel sangue di Gesù-uomo (Agnello di Dio) FU REALE SULLA CROCE, come E' REALE OGGI il vino che noi siamo invitati a bere!
Il sangue di Gesù Cristo è "reale", perché "realmente" ci purifica di ogni peccato e ci giustifica davanti a Dio. Il vino è "realmente" vino, perché ci ricorda che "per fede" noi siamo "legati" a Gesù Cristo mediante la SUA offerta d'amore.
Che il vino che Gesù beveva NON era il Suo Sangue, lo dice lo stesso Gesù, asserendo che non avrebbe più bevuto IL FRUTTO DELLA VIGNA se non nel regno di Dio: cosa si può intendere di diverso per "frutto della vigna" se non il VINO?
Se Gesù avesse minimamente lasciato intendere che il vino fosse diventato sangue, Egli stesso sarebbe stato "bugiardo"! E la cosa è impossibile, perché Egli si è autodefinito "LA VERITÀ'", con la testimonianza del Padre e dello Spirito Santo!
Gesù ci ama ancora, ma il Suo sangue è raggiungibile "per fede" e non per contatto diretto! La transustanziazione annulla il sacrificio di Gesù Cristo, rendendolo "momentaneo", "provvisorio" e "limitato" nel tempo: il patto che Dio ha fatto con Suo Figlio invece è "eterno" e valevole in ogni epoca, per tutti gli uomini di ogni razza e nazione, finché dura "il tempo della grazia"!
Gesù NON può morire di nuovo "ogni volta che fa piacere a noi o a chi officia la santa cena", ma offre il Suo sangue, versato sulla croce: lo dobbiamo accettare "per fede", poiché "senza la fede è impossibile piacere a Dio"! (Ebrei 11:6).
Il vino, che è "realmente" vino, ci ricorda un patto, siglato su una croce da l'Unica persona indicata da Dio come "Mediatore di un nuovo patto" (Ebrei 9:15, 12:24) e "UNICO mediatore di un nuovo patto"! (1 Timot. 2:5, Gal. 3:19-20, Ebrei 9:25)
Questo patto è reale, come è "reale" il vino!
La remissione dei nostri peccati è reale, come è "reale" il vino!
Il regno di Gesù Cristo è reale, come è "reale" il vino!
La morte di Gesù Cristo è reale, come è "reale" il vino!
La resurrezione di Gesù Cristo è reale, come è "reale" il vino!
La nostra comunione col sangue di Gesù Cristo è reale, come è "reale" il vino!
Le promesse di Gesù Cristo sono tutte reali, come è "reale" il vino!
L'esempio perfetto di Gesù Cristo, verso cui dobbiamo tendere è reale, come è "reale" il vino!
Non ci resta che fondare la nostra fede "sulla potenza di Dio" (1 Corinzi 2:4 e ss) e non sulla sapienza degli uomini, costantemente protesi a "puntellare" la fede in qualcosa di più tangibile, di misterico e di magico! La potenza di Dio si esplica così!
Chi è tanto... pazzo da mettere in discussione la potenza di Dio o da cercare di annullarla? Solo Satana e tutte le persone che lui riesce a "sedurre", a illudere, o a raggirare!
LA COMMEMORAZIONE DELLA SANTA CENA E DELLA PASQUA
Gesù Cristo, Parola Vivente di Dio Padre Vivente, venne al mondo per abitare "un tempo tra di noi", essendo la Parola "diventata carne" (Giovanni 1:14), "piena di grazia e di verità".
Gesù, partecipava della natura umana, per riconciliare gli uomini a Dio, ed era Dio per riconciliare Dio agli uomini. In Cristo finalmente l'umanità ebbe la libertà di accostarsi a Dio (Efesini 3:12).
In qualità di "agnello di Dio", unica vittima sacrificale accettata da Dio, una volta per sempre, per tutti i peccati del mondo e per tutti i peccatori di tutte le epoche e di tutte le età, Egli offriva volontariamente se stesso sulla croce. (Ebrei 10:10)
Un nuovo patto veniva stipulato tra Dio e gli uomini.
Noi cristiani siamo gli eredi di una promessa fattaci da Colui che, morto su una croce, ci liberava dalla schiavitù della condizione peccatrice in cui ci trovavamo: noi siamo coloro che sono indicati come "eredi" in un TESTAMENTO, NUOVO, in sostituzione di uno VECCHIO lasciato ad Abrahamo.
Gesù, è vero uomo e vero Dio: essendo il mediatore fra due nature, umana e divina, doveva necessariamente essere sia l'una che l'altra!
Unico aggancio di Dio con l'uomo, Gesù Cristo poneva, pone e porrà a tutti coloro che desiderano appropriarsi dell'offerta Sua, di partecipare alla Sua mensa, come "real sacerdoti" che mangiavano l'offerta sacrificale (Levitico 6:26, Deuteronomio 12:7).
Accettare che Gesù Cristo sia morto sulla croce per noi, implica necessariamente il riconoscere che Lui è la "nostra" offerta di "agnello" purificatore e quindi "la carne" che noi portiamo al Dio, Padre di Gesù!
Ogni spirito che non confessa Gesù Cristo venuto in carne, non è da Dio (1 Giovanni 4:2). Quindi Gesù era reale, in carne ed ossa, essendo Dio fattosi "uomo".
Ora al credente, Gesù comunicava "la salvezza", mediante LA SUA CARNE, e faceva questo sulla croce: simbolicamente Egli anticipava questa offerta d'amore, durante l'ultima cena.
Il Suo sangue NON era ancora stato sparso e la Sua "carne" NON era ancora stata offerta, ma ugualmente Gesù annunciò ai discepoli il grande "mistero della salvezza".
Il CORPO di Gesù NON era il pane, o meglio il pane non si era trasformato in carne del Suo corpo, perché Gesù era ancora presente e NON si era duplicato nel pane che Lui spezzò e distribuì ai discepoli. Nessun passo del Nuovo Testamento autorizza a pensare minimamente in un corpo "umano" col dono dell'ubiquità, neppure per Gesù Cristo!
Neppure il vino si era trasformato in sangue, "sparso per molti per il perdono dei peccati"(Matteo 26:28), perché esso anticipava e simboleggiava "il patto" che Gesù avrebbe di lì a poco tempo siglato sulla croce! Matteo e Marco lo definiscono chiaramente ed inequivocabilmente "IL SANGUE DEL PATTO" (Matteo 26:28 e Marco 14:24).
L'Evangelo di Luca lo definisce "IL PATTO NEL SANGUE, che è versato per voi" (Luca 22:20): il vino dell'ultima cena non poteva dunque sostituire quel sangue, che Gesù NON aveva ancora versato sulla croce!
Gesù stesso inoltre afferma essere quello un semplice "frutto della vigna" (Matteo 26:29): "Vi dico che da ora in poi non berrò più di QUESTO frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno del Padre mio."
Allora il corpo che Gesù offriva, era simboleggiato dal pane, ma consisteva in una "comunione" con il Suo sacrificio sulla croce: il corpo nel pane NON era il Suo corpo materiale, ma il Suo corpo spirituale, consistente nella COMUNIONE con LUI: NOI siamo il Suo corpo. "Il pane che noi rompiamo, non è forse la comunione con il CORPO di Cristo? Siccome vi è un UNICO pane, NOI, che siamo MOLTI, perché partecipiamo TUTTI a quell'unico pane" (1 Corinzi 10:16-17). E' importante considerare che Gesù mangiò il pane e bevve il vino che distribuì ai discepoli: se il pane fosse stato il Suo corpo, Egli avrebbe mangiato Se Stesso, cosa impossibile dal momento che Lui non aveva bisogno di mangiare la vittima espiatrice, essendo Lui stesso "la vittima": mangia invece il pane, in qualità di "sommo sacerdote" (Ebrei 4:14).
Neppure poteva bere il vino inteso come sangue purificatore, essendo Egli stesso "agnello purissimo senza macchia e senza difetto"(1 Pietro 1:19). Gesù non doveva purificarsi col Suo sangue, essendo Egli già puro!
Esso allora era offerto "per fede", nella Sua imminente e successiva morte sulla croce. Questa verità è la base ed il fondamento di tutto l'Evangelo della Grazia: a coloro che "chiedono miracoli" o segni magici di una trasformazione di un pane in un corpo reale, fatto di carne "noi predichiamo Cristo crocifisso"! (1 Corinzi 11:23)
Noi invece "predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio", a coloro che sono chiamati alla salvezza! (1 Corinzi 11:24)
Prima di vedere che tipo di pane Gesù ha usato, dobbiamo decidere "il valore" che vogliano dare a quel pane!
Se esso è "corpo" di Cristo, noi siamo FUORI dalla dottrina di Cristo, che definì quel gesto di distribuzione un gesto "di comunione" col Suo sacrificio e di accettazione della Sua morte per noi. Noi siamo tenuti sempre "a ricordare" quell'offerta di Gesù Cristo morto per noi sulla croce. La santa cena diventa allora una "rammemorazione" un fare questo "in memoria di Me" (Luca 22:19). L'unità del CORPO, diventa l'unità dei credenti.
NOI diventiamo IL CORPO di Cristo essendo NOI la Chiesa di Cristo, il corpo di cui Lui è il capo (Col. 1:18).
In Efesini 1:19-23 è scritto proprio espressamente e chiaramente questo concetto: "LA CHIESA E' IL SUO CORPO". "... noi che crediamo secondo l'efficacia Dio ha messo in atto in Cristo, risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato, potestà, potenza, signoria e di ogni nome che si nomina non solo in questa età, ma anche in quella futura, ponendo ogni cosa sotto i suoi piedi, e Lo ha dato per CAPO sopra ogni cosa alla Chiesa, che è il Suo Corpo, il compimento di Colui che compie ogni cosa in tutti."
La conclusione di tutto il discorso è che Gesù istituì la Sua CHIESA, indicata da Lui come "corpo": su quella Sua "chiesa", Egli, dopo la Sua resurrezione, SOFFIO' lo Spirito Santo, come un atto "creativo" definitivo e completo, che ricorda il soffio vitale di Dio nelle narici di Adamo... (Giovanni 20:22)
A quella Chiesa Gesù dette il privilegio di essere la dispensatrice della grazia di Dio, mediante l'annuncio dell'Evangelo di Gesù Cristo ("a chi perdonerete i peccati, saranno perdonati..."): da notare che, quando Gesù soffiò, non c'era... Tommaso, cioè colui che per credere, ebbe bisogno di... toccare, ma in quell'occasione... non toccò niente!
La comunione col corpo di Gesù è importantissima, proprio spezzando il pane insieme a Lui. E' il modo per essere in comunione con Lui e... tra di noi. "Ogni volta che mangiate "questo pane" e bevete di questo calice, voi ANNUNCIATE la morte del Signore", unica offerta gradita a Dio e che apre la via della salvezza, "finché Egli venga" (1 Corinzi 11:26), per regnare con noi nel Suo Regno!
Ai due discepoli sulla via di Emmaus, Gesù messosi a tavola "prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro"(Luca 24:30, 1 Corinzi 11:24-25)
Quando apparve ai sette discepoli in Galilea (Giovanni 21:13), Gesù "venne, prese il pane e lo diede loro; similmente il pesce".
Ricordiamoci che la comunione è indispensabile ed insostituibile, perché il pane (la Chiesa, corpo di Cristo) è unico! (1 Corinzi 10:17).
Chi si sottrae volontariamente a tale "comunione con la chiesa-corpo di Cristo" sarà colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore (1 Corinzi 11:27), perché NON sa discernere il CORPO del Signore, costituito dall'unità dei credenti, e il SANGUE del Signore, versato sulla croce per i nostri peccati!
Partecipare alla mensa del Signore, pensando di stare a mangiare qualcosa di diverso dal pane e dal vino, significa attribuire idolatricamente ai simboli una sostanza che essi non hanno!
Questa idolatria fa mangiare e bere "un giudizio contro se stessi", producendo una indegnità ed una colpevolezza verso la quale il giudizio di Dio è già stato emanato (Esodo 20:4-5).
"Per questo motivo fra di voi ci sono infermi e malati e parecchi muoiono" (prematuramente). (1 Corinzi 11:30)
Il pane della Santa Cena non è pane “azzimo” in senso materiale, ma in senso spirituale.
Gesù trasforma ciò che nella vecchia Pasqua ebraica era materiale, in una nuova situazione dove tutto fa riferimento a Se stesso in senso metaforico, simbolico e spirituale.
Anche il linguaggio di Gesù Cristo si fa metaforico: così abbiamo sei categorie di lieviti che vanno assolutamente evitati, ma che sicuramente non sono lieviti che possono essere acquistati in un qualunque negozio. Non esistono infatti confezioni di lievito di Erode o altro, ma occorre capire chi era Erode e che cosa abbia rappresentato e poi evitarlo nella vita cristiana...
Da notare che il lievito GONFIA, invece l’Amore fa rimanere umili! “L'amore non invidia, non si vanta, non si gonfia” (1 Corinzi 13:4)
Per Gesù Cristo la forma non era sostanza (e non lo sarà mai), e la forma non doveva sostituire la vera fede in Lui.
Ora, siccome "il Regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo" (Romani 14:17), non possiamo assolutamente pensare che il pane e il vino dell'ultima cena possano avere poteri taumaturgici o magici sì da costituire un "passaporto" concreto per... il Regno dei cieli!
Il discorso del lievito è legato essenzialmente alla tradizione ebraica e solo in tale tradizione trova un suo preciso significato: il pane SENZA LIEVITO va accompagnato dalle ERBE AMARE (Numeri 9:11)! Non si vorrà pretendere di fare tale cerimonia anche adesso? Le "erbe amare" e il "pane senza lievito" fanno parte di un unico piatto NON SEPARABILE, a meno che non si voglia snaturare la cerimonia stessa, prendendo ciò che piace (il pane azzimo) e rifiutando ciò che non piace (le erbe amare)! La Bibbia non è un libro a proprio uso e consumo, ma un Libro che va letto e messo in pratica senza adulterazioni, senza manomissioni, senza interpretazioni di comodo, perché in essa è spiegata la Volontà di Dio, che non può essere né fraintesa, né corretta: va solo capita e messa in pratica!
"Beato chi mangerà del pane nel Regno di Dio" (Luca 14:15), perché significherà che ci siamo entrati! Allora con Gesù Cristo berremo ciò che adesso beviamo con tutti gli altri credenti in Lui! Amen
Pubblicato in proprio il 20 febbraio 2008
Copyright © diritti riservati
(citare sempre la fonte e l'autore)
DONATO TROVARELLI
nato a Pescara il 12.9.1949.
Diploma di Maturità Classica e diploma di Maturità Magistrale.
Ha conseguito la Laurea in Giurisprudenza all'Università di Teramo.
A Grosseto ha conseguito, presso il Centro Studi Teologici, il diploma in Teologia Biblica. Insegna in ruolo ordinario da 32 anni.
Gestore del forum-group “EVANGELICI”
(http://groups.msn.com/EVANGELICI)
della Mailing list “Evangelitalia”
(http://it.groups.yahoo.com/group/Evangelitalia/).
e del sito http://www.protestantesimo.it
Autore del libro “IL RHEMA”, pagg 110, LAGAIA SCIENZA Editrice, 70122 Bari (Italy) Via Re Manfredi, 2