GLI EVANGELICI E LO SPORT

 

il "GOLDEN GOL" di AHN Jung Hwan

Diciotto giugno 2002, partita di calcio ITALIA - KOREA DEL SUD a Daejeon, nella Korea Republic in occasione dei Campionati del mondo di calcio.

Risultato: KOREA batte l'ITALIA 2 a 1.

Gols di Christian VIERI (al 18° minuto del primo tempo), SEOL Ki Hyeon (all'88'), e golden gol" di AHN Jung Hwan (al 117', nel secondo tempo dei tempi supplementari)

Due nazionali a confronto, la bravissima Italia, calcisticamente parlando e l'esordiente Korea del Sud: due stili di vita, due lingue, due scritture, ma stranamente anche DUE RELIGIONI diverse a confronto; la religione CATTOLICA rappresentata dalla squadra italiana e la religione EVANGELICA rappresentata da più della metà della squadra coreana.

Inizia la partita, grande calcio, grande gioco, goal annullati, giocatore italiano cacciato, arbitro incompetente e palesemente di parte per la squadra locale… S'è visto di tutto, ma alla fine, s'è vista anche l'amara ed ingiusta sconfitta dell'Italia che torna a casa con tante cose da chiedersi e da rivedere.

Adesso un po' di "dietrologia" calcistica, come è l'abitudine in Italia, dove il calcio parlato è il 99 percento rispetto al calcio giocato.

Il tecnico italiano (coach) Trapattoni aveva escluso tutti i NON-CATTOLICI, e cioè il buddista Baggio, gli atei e gli evangelici…

Prima di ogni partita, tutti a messa cattolica, preghiere alla Madonna, ai santi e al nuovo santo Padre Pio, benedizioni dei giocatori, delle magliette e di ogni corredo calcistico con acqua santa, portata appositamente dall'Italia, con tanto di prete come consigliere spirituale, come un normale "cappellano militare" di ogni reggimento di fanteria. Tutto sommato, il calcio è una guerra! Addirittura il nostro "Trap" faceva cospargere di acqua santa tutto il confine della panchina italiana… Altre notizie di natura scaramantica sono state riportate da tanti giornali, come "curiosità" sui mondiali.

Dall'altra parte la squadra coreana, di più umili origini, meno blasonata di quella italiana e meno preparata atleticamente parlando, ma… con la fede EVANGELICA nel cuore!

Molti giocatori infatti appartengono alla Chiesa Evangelica della Corea, che negli ultimi 30 anni ha visto il più grande risveglio mondiale di tutti i tempi.

La Korea del Sud, al 99 per cento buddista, è diventata al 55 percento EVANGELICA con migliaia di Chiese evangeliche disseminate ad ogni angolo di strada. Ricordiamo che a Seoul è stata costruita la Chiesa più grande del mondo (più grande del Vaticano!!!) con 50.000 posti a sedere ed una frequenza di 350 mial fedeli ogni domenica distribuiti in 7 culti, seguibili anche su schermi giganti in tante altre sale collegate. E' la Chiesa EVANGELICA del FULL GOSPEL CHURCH di Paul Jonngi Cho.

Un credente di tale chiesa è AHN Jung Hwan!

Egli, evangelico "pentecostale", aveva chiesto a Gesù Cristo un gol "speciale" ed il Signore glielo ha fatto fare addirittura "d'oro": che Dio grande è Gesù.

I gol che Gesù regala sono… d'oro!!!

Ovviamente Jung Hwan AHN, ha ringraziato Gesù per la vittoria e con lui, tutta la squadra coreana: come italiano, mi dispiace, ma come evangelico devo rallegrarmene grandemente, perché so che Gesù è grande e merita tutta la nostra lode e riconoscenza, specie quando risponde alle preghiere dei suoi "figli adottivi" (Evangelo di Giovanni cap. 1 versetto 12)

Viva Gesù, il grande Dio e Vescovo delle anime nostre (1 Pietro 2:25)

P.S. Per la cronaca anche il Brazil, squadra vincente alla finale dei mondiali è composta di evangelici appartenenti all'associazione di sportivi di fede evangelica "Atleti per Cristo", appartenenti alle Chiese Evangeliche nel mondo.

 

 

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Brasile Calcio e gli "ATLETI DI CRISTO",

campioni del mondo

Domenica 30 giugno 2002, nella finale per il primo e secondo posto dei Campionati del mondo di calcio "Japan-Korea", ha vinto la nazionale "carioca" del Brasile.

A fine partita è stato commovente il gesto di tanti atleti brasiliani che si sono tolti la maglietta carioca e hanno scoperto magliette bianche con le scritte:

"Gesù ti ama",

"Io appartengo a Gesù"

"100% per Gesù".

Tre atleti evangelici in particolare Lùcio, Edmilson e Kàkà hanno ricordato di appartenere alla Chiesa Evangelica Pentecostale Brasiliana, ringraziando il Signore Gesù Cristo, Dio Vivente e "personale Salvatore" del loro cuore.

A fine partita l'intera squadra si è messa in circolo in mezzo al campo di calcio e si è inginocchiata e ha cominciato a pregare, a ringraziare e a lodare Gesù Cristo, così come il messaggio evangelico ci ordina di fare: "in ogni cosa siano le vostre richieste rese note a Dio in preghiera e supplicazione con azioni di grazie." (Filippesi 4:6; Colossesi 4:2)

Come tutte le squadre partecipanti, anche i brasiliani avevano pregato, ma il Signor Gesù fa la differenza! Infatti sta scritto: "Sarete così arricchiti in ogni cosa onde potere esercitare una larga liberalità, la quale produrrà per nostro mezzo rendimento di grazie a Dio." (2 Corinzi 9:11) Ebbene, il merito di chi prega Gesù è solo quello di avere poi… le risposte di Gesù, risposte che sono "Sì ed Amen". Gli atleti evangelici brasiliani lo hanno dimostrato "sul campo" che questa volta non è il campo di calcio, ma la loro fede pratica esercitata "sulle ginocchia".

Tutti gli spettatori mondiali, tra cui milioni di buddisti, musulmani, cattolici si sono meravigliati di tanta fede "evangelica", a testimonianza che Gesù Cristo non è un Dio lontano, ma un Padre che provvede per i suoi figli, rispondendo sempre alle preghiere scaturite da una fede vera.

Mai era stata data una testimonianza cristiana così forte, neppure dai giocatori tedeschi, ugualmente evangelici e vincitori della coppa del mondo per ben tre volte!

Il Brasile sta vedendo in questi ultimi decenni una grande espansione delle Chiese Evangeliche, mediante un risveglio che ha veramente qualcosa di miracoloso, così come il Florida, in Texas e in Korea. Proprio lì, in Brasile nel 1980, è stato fondato da João Leite e Baltazar (calciatori) un movimento di testimonianza cristiana e di appartenenza alla Chiesa Evangelica chiamato "Atleti di Cristo".

Tantissimi sono gli atleti evangelici che hanno aderito. Se ne contano ormai oltre ottomila e di ogni parte del mondo: in Italia tra gli altri fanno parte del movimento: Marco Aurelio (Palermo), José Antonio Chamot (Milan), Maria, Samuel, Chris Obedo, Fabio Gatti (Perugia) Junior (Parma).

Purtroppo in Italia questo è poco noto, perché l'integralismo cattolico cerca di coprire tutto, compresa una realtà che nel mondo conta novecento milioni di fedeli evangelici, di cui quattrocento milioni di "pentecostali".

Le Chiese Evangeliche nel mondo diffondono il messaggio di salvezza e di verità, con la stessa passione e potenza degli apostoli del primo secolo e, cosa che più conta, con il sostegno dello Spirito Santo, che viene chiamato a guidare, presiedere e gestire ogni riunione fatta nel Nome glorioso di Gesù Cristo.

I mondiali di calcio in Giappone e Korea sono dunque stati decisamente favorevoli agli evangelici, a cominciare dal "golden gol" fatto da AHN Jung Hwan, giocatore "pentecostale" coreano nella partita contro la squadra cattolicissima italiana e a finire alla grande preghiera di ringraziamento della squadra brasiliana evangelica.

L'associazione di sportivi di fede evangelica "Atleti per Cristo" ha lo scopo di testimoniare la fede di appartenenza ad una Chiesa Evangelica, mediante atleti che usano la loro notorietà per diffondere il messaggio dell’Evangelo di Gesù Cristo in mezzo ai giovani e agli sportivi in genere.

I giovani infatti, più di parole, hanno bisogno di esempi di vita e punti fermi per una vita sana sia psicologicamente che spiritualmente: in un mondo di sesso e violenza, ecco allora presentarsi finalmente un'alternativa fatta di semplicità e di fede cristiana autentica e vincente offerta da Chiese che propongono una valida e vincente alternativa alle religioni "non salvifiche" di massa.

All'Associazione "Altleti di Cristo" fanno parte infine atleti di tutti gli sport, fra cui i famosi calciatori Alemao, Cha Bum, Marco Aurelio, Taffarel, il tennista Michael Chang; nell'atletica leggera Eric Liddel, Jonathan Edwards; nelle corse di Formula Uno il compianto Ayrton Senna, che pure coltivava la sua fede nel Dio-Figlio, il Messia da seguire e da adorare (Salmo 2:12).

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Riportare una notizia, specie se ti coinvolge emotivamente in qualche maniera, è sempre una operazione di mediazione culturale, attraverso la quale non si legge solo un fatto ma anche un giudizio strisciante che si finisce inevitabilmente per dare. Anche i mondiali di calcio non si sono sottratti a questa legge di esegesi storica. Seguire una partita per radio non dà lo stesso effetto che seguirla in televisione. Se poi il telecronista (o radiofonista) è sudamericano, il tifo diventa una esplosione di fanatismo paranoico! Non così noi evangelici che sappiamo mantenere un sano equilibrio e manifestare il frutto dello Spirito come normale ruotine quotidiana.

Certo, fa piacere che abbiano vinto i brasiliani evangelici, ma sappiamo bene che il calcio non potrà mai togliere la gloria a Gesù Cristo. Questo lo sapevano i giocatori del Brasile, quella sera: per questo non si sono fatti scrupolo e neppure imbarazzo e vergogna di sospendere ogni festeggiamento "umano" per dare la giusta "riconoscenza" ad un Signore che li aveva gratificati del massimo premio mondiale.

Non si sono vergognati di dare a Gesù Cristo il primo posto: nessuno si è "inebriato di sovraesposizione evangelica" ma tutti si sono resi conto che Gesù Cristo vale più di una coppa d'oro…

E' stato molto bello allora riferire a chi non lo ha visto il momento solenne in cui tutti i giocatori brasiliani si sono riuniti in un grande cerchio e, tenendosi per mano, si sono inginocchiati e si sono messi a pregare in mezzo al manto verde dello stadio illuminato a giorno da un modernissimo impianto di luci. Tutti col capo chino, si sono fermati per alcuni minuti, dimostrando che la gloria umana poteva aspettare, mentre era urgente, tacitare le urla forsennate dei tifosi per dare spazio alla voce di un cuore riconoscente e gonfio di gioia.

Questo non è provare trionfalistici entusiasmi: sappiamo tutti che il calcio non rappresenta nulla di serio e che troppo spesso è motivo di violenza e di ogni sorta di sfogo emotivo, ma vedere spettacoli così, dovrebbe far riflettere, al di là di ogni forma di ipocrita retorica e di ogni becera strumentalizzazione. Qualcuno potrebbe già domandarsi: ma allora lo sport può diventare fair play? C'è la possibilità che gli stadi diventino luogo di incontro e non di scontro? Gli "atleti di Cristo" hanno dato finalmente qualche segno di positività, grazie alla loro fede in Gesù Cristo come "Personale Salvatore". Speriamo che il loro esempio si allarghi a macchia d'olio come un virus questa volta benefico!

Perderemo il senso di questo gesto? Vedremo questo gesto "svuotato" in futuro di ogni significato? Altri esterneranno la loro fede in altra maniera? Non si possono prevedere risposte, ma si possono auspicare evoluzioni positive. Si imita tanto un gesto violento, una volta tanto vediamo di proporre all'imitazione un gesto d'amore per Gesù, come il primo comandamento di Gesù proclama a gran voce.

Tanti giocatori di calcio e tanti atleti hanno nella mente, nel cuore e nell'anima solo lo sport, come un idolo mostruoso e onnicomprensivo. Chissà che qualcuno non si ponga il problema di ricercare Gesù e di metterlo al primo posto?

Bene, giustamente è stato ricordato che la fede è una cosa e il calcio un'altra, ma al di là di ogni business sportivo c'è il rispetto della persona e dei suoi sentimenti e delle sue convinzioni religiose. Se in Italia il messaggio "evangelico" non passa attraverso i soliti canali (chiese, pastori, missionari, riviste e scuole bibliche, ecc.) perché non pensare che se ne possano aprire altri?

Il Perugia (dove esiste peraltro una grossa comunità evangelica coreana pentecostale) non ha più confermato il contratto a AHN Jung Hwan, ma siamo sicuri che è solo per motivi patriottici e non piuttosto anche per motivi religiosi?

Mi piacerebbe per esempio che altre squadre italiane lo ingaggiassero, così come il Milan ha continuato a tenere Bekkembauer nonostante egli fosse stato l'artefice dell'esclusione dell'Italia in altra precedente edizione mondiale.

Di sicuro però rimane il fatto che il Signore è il Signore di tutti e di tutto, anche del calcio: non vediamo di relegare il Signore dentro le mura delle Chiese, perché sicuramente Lui ci starebbe un po' strettino!

Per informazioni sugli Atleti di Cristo, vedi:
http://www.gim-italia.com/perugia/atletidicristo.html (Italiano)
http://www.atletasdecristo.org/ (Portoghese)

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LA FIFA di Blatter contro gli "ATLETI DI CRISTO"

La preghiera estemporanea dei brasiliani campioni del mondo non è piaciuta e si cercherà di non consentirla più, con la seguente motivazione: "Il calcio non deve essere vetrina per propaganda politica e religiosa".

Ciò è un assurdo storico, dal momento che il calcio è sempre stato strumentalizzato, e lo sarà sempre come tutti gli sports, dalla politica e da tutte le religioni o di questo o di quel partito al governo?

Infatti cosa si potrebbe fare per impedire che esso continui ad essere uno sport di massa nelle mani di dittatori e politici dai più disparati colori?

Hitler intervenne pesonalmente alle olimpiadi, il presidente Pertini assistette alla partita vincente dell'Italia nel 1982, le manifestazioni di apertura sono il risultato della magnitudine della nazione ospitante (vedasi Mosca, Cina, Toronto, Roma nel 60, ecc)

Allora non è solo la preghiera dei brasiliani che andrebbe fermata, ma TUTTE le manifestazioni religiose e politiche nel calcio:

  • Gli scongiuri di Trapattoni
  • L'acqua santa disseminata nel campo e intorno alla panchina
  • I maghi animisti chiamati a scomunicare le porte
  • Il segno della croce fatto da giocatori cattolici
  • I riti magici fatti da persone "ingaggiate ufficialmente" dalle società calcistiche
  • I pendolini per designare la sorte delle partite, o come si crede…
  • I totem, amuleti e segni di superstizione mostrati da giocatori e spettatori
  • Le danze e i riti propiziatori per auspicare la vittoria della propria squadra
  • I giri di campo in caso di vittoria
  • Il bacio alla coppa, come segno di adorazione di un idolo
  • La bestemmia
  • Il turpiloquio

Ogni superstizione o azione riconducibile ad essa

  • Le magliette dei giocatori osannanti a partiti politici (per esempio la maglietta rossa dei cinesi… ecc.)
  • La presenza, tra gli spettatori, di persone appartenenti ai governi in carica
  • La presenza tra gli spettatori, di papi, cardinali e vescovi ed esponenti di tutte le religioni, sacerdoti buddisti, imam, fachiri e quant'altro di simile

La verità è che questo è un attentato alla libertà!

Cedere su questo punto e proibire le manifestazioni di ringraziamento a un qualsiasi dio cui si crede, significherebbe la castrazione stessa del tifo!

Inutile dire infine che il calcio diventerebbe una beffa alla dignità umana, perché sarebbe consentito bestemmiare ma non pregare, esplodere con la rabbia e il tifo più sfrenato, ma non inginocchiarsi e ringraziare Dio.

Ma dove vogliono arrivare le persone che non hanno timor di Dio?

Potrebbe scatenarsi la protesta del pubblico, dove la squadra vince e… il pubblico si inginocchia…

Che faremmo dopo? Chiuderemmo gli stadi?

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IL MATTINO del 31.7.2002

Stupore in Brasile per la netta presa di posizione della Fifa, che ha fatto sapere, tramite un'intervista di un suo portavoce all'agenzia di stampa Estado, che non tollererà più festeggiamenti di tipo religioso al termine delle partite, come quello fatto sul campo di Yokohama dalla Selecao che aveva appena vinto il suo quinto titolo mondiale.
Quel girotondo di giocatori, tecnici, dirigenti, massaggiatori, addetti stampa, magazzinieri inginocchiati che pregavano tutti insieme per ringraziare il Signore del Pentacampionato non è assolutamente piaciuto ai vertici della federazione calcistica internazionale, così come non è stato gradito il fatto che alcuni calciatori della Selecao abbiano scritto con il pennarello "100% Jesus" sulla loro maglia prima della premiazione. Comportamenti simili, ha fatto sapere la Fifa, non saranno più tollerati perchè, secondo quanto è stato spiegato ai brasiliani, il calcio non deve essere vetrina per propaganda politica e religiosa, e anche le preghiere possono essere 'strumentalì per interessi non meglio precisati di alcuni gruppi come, ad esempio, gli Atleti di Cristo. E la cosa vale per tutti: con più di 200 federazioni affiliate in tutto il mondo, la Fifa non vuole che sette di vario tipo e credo usino il calcio per farsi pubblicità o trovare nuovi adepti.
L'argomento del divieto a festeggiamenti di tipo religioso sarà all'ordine del giorno del prossimo Esecutivo Fifa, in programma a Zurigo in settembre. In quella sede saranno stabilite le sanzioni da adottare, che però non saranno in ogni caso retroattive: la Selecao di Scolari quindi non rischia nulla.
Viene però da chiedersi cosa succederà se, come lascia intendere il risultato della finale di andata, i brasiliani del Sao Caetano vinceranno domani la Coppa Libertadores contro l'Olimpia di Asuncion: il club paulista fondato soltanto 13 anni fa da una colonia di emigrati italiani ha tra le sue file moltissimi Atleti di Cristo, che prima delle partite regalano copie della Bibbia ai loro avversari: come festeggeranno l'eventuale trionfo? E, soprattutto, ripeteranno certe scene, di nuovo a Yokohama, se dovessero battere anche il Real Madrid nella finale di Coppa Intercontinentale d'inizio dicembre? In quel caso la Fifa, diretta 'responsabilè di quel match, sarebbe costretta ad intervenire.
Decisone legittima? "Si tratta di un gesto estemporaneo", spiega Roberto Cipriani, docente di sociologia della religione, all'università di Roma tre. "Bisogna rilevare - ha osservato Cipriani - che la Fifa ha un atteggiamento singolare: da un lato chiude gli occhi sulla commercializzazione rampante del calcio e dall'altro interviene sui suoi aspetti non commerciali come il farsi il segno della croce prima della partita".
Cipriani reclama, in questo settore, "un equilibrio tra alcune manifestazioni para religiose che possono avere ricadute, specie in Brasile, a favore delle 'settè e un'afflato religioso universale che è una componente dell'attività ludica e sportiva al di là delle loro strutturazioni concrete nel corso dei secoli"