Donato TROVARELLI
"...la chioma le è data per velo."(I Corinzi 11:15)
"But if a woman have long hair, it is a glory to her: for [her] hair is given
her for a covering." (King James Version)
Circa l'ipocrisia del velo, attualmente portato dalle donne cattoliche e di molte comunità ADI, è mia ferma convinzione che si tratti di simulazione, ovvero di un tradizionalismo religioso, di origine giudaizzante:
"E anche gli altri Giudei si misero a simulare con lui; a tal punto che perfino Barnaba fu trascinato dalla loro ipocrisia.
Ma quando vidi che non camminavano rettamente secondo la verità dell'Evangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: Se tu, che sei giudeo, vivi alla maniera dei pagani e non dei giudei, come mai costringi i pagani a vivere come Giudei?" (Galati 2:13-14)
L'ipocrisia dell'apostolo Pietro, riguardante la circoncisione, è dall'apostolo Paolo ripresa coinvolgendo in essa OGNI discorso intorno alla forma e alla tradizione, poiché si impianta sull'opera salvifica di Gesù Cristo e sulla GUIDA dello SPIRITO SANTO su TUTTI gli aspetti della vita cristiana dei cosiddetti "nati di nuovo":
"Noi siamo Giudei di nascita, non pagani peccatori.
Sappiamo però che l'uomo NON é GIUSTIFICATO PER LE OPERE DELLA LEGGE ma SOLTANTO per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge NESSUNO sarà giustificato.
Ma se nel cercare di essere giustificati in Cristo, siamo anche noi trovati peccatori, vuol dire che Cristo è al servizio del peccato? Certamente no.
Infatti se riedifico quello che io stesso ho demolito, mi dimostro trasgressore.
Quanto a me, io sono morto alla legge e vivo per Dio. E questo è avvenuto per opera della legge.
Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me.
Io non annullo la grazia di Dio; perché se la giustizia si ottiene per mezzo della legge, Cristo è dunque morto inutilmente." (lett: "allora Cristo uccise il dono", il lascito testamentario, la "doreà" della SALVEZZA) (Galati 2:15-21)
Il velo alle donne rappresenta un'esteriorità religiosa che dovrebbe contraddistinguere le "donne timorate di Dio" e "che fanno professione di pietà" (1 Timoteo 2:10), ma ciò contrasta pienamente ed inequivocabilmente con quanto l'intero Nuovo Testamento afferma circa la salvezza, la "vita" del credente (e in questo caso "della credente") (2 Pietro 1:3) e la guida spirituale rappresentata dallo Spirito del Messia Gesù Cristo.
Infatti tutti i formalismi e le regole della Legge, cadono davanti a Gesù, perché Lui è l'unico che ha rispettato tutte le regole e tutte le leggi: solo Gesù è senza peccato alcuno!
Ora i credenti non vivono di regole e di Vecchio Testamento e di Leggi, ma di Gesù Cristo:
Gesù vive per i meriti della Legge, il credente per i meriti di Gesù.
La Legge, composta di ben 613 regole levitiche, non ci porta alla salvezza, ma al peccato: meno male che i peccatori non rimangono sotto la Legge, ma vanno a Gesù che li LIBERA! Egli può farlo perché è l'unico che ha ottemperato alla Legge e può rinnovare il Patto di Abahamo con un Patto NUOVO, sottoposto solo alle leggi dello Spirito Santo.
La legge dunque è impotente a salvare, ma conduce a Cristo e alla fede, per essere "condotti" da Dio personalmente, essendo stati da Lui dichiarati "figlioli di Dio" (1 Giovanni 5:1 e Romani 8:14)
"O Galati insensati, chi v'ha ammaliati, voi, dinanzi agli occhi dei quali Gesù Cristo crocifisso è stato ritratto al vivo?
Questo soltanto desidero sapere da voi: avete voi ricevuto lo Spirito per mezzo delle opere della legge o per la predicazione della fede?
Siete così insensati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne?" (Galati 3:1-3)
L'apostolo Paolo ammonisce i credenti di tutte le epoche: se "siete nati di nuovo", volete perfezionarvi con le regole di chiesa o con la preghiera e lettura spirituale della Bibbia che vi permette di produrre quel FRUTTO che non è umano, ma è riservato, sviluppato e concesso dallo Spirito Santo? (Galati 5:22)
IL VELO È BIBLICO, MA NON È CRISTIANO
L'apostolo Paolo, autore della I epistola ai Corinzi, era un "fariseo" credente in Cristo e lo dichiarò egli stesso negli Atti degli apostoli al cap. 23 vers. 6: "...Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; ed è a motivo della speranza e della resurrezione dei morti, che sono chiamato in giudizio".
Ora è risaputo, notorio, riscontrabile nell'Evangelo ed accettato da tutti i commentatori biblici, che i farisei misero sempre sotto accusa Gesù Cristo, per quanto riguardava la disubbidienza di Lui alla legge ebraica.
Gesù però ne uscì sempre vincitore, togliendo autorità alla legge mosaica e dandola invece a "Colui che aveva ispirato la legge", cioè Dio Suo Padre!
Gesù Cristo, Parola Vivente di Dio Padre, aveva maggiore autorità della legge mosaica: Egli non annullò la legge, ma la rese perfetta, facendosene il vero ed unico "interprete autorizzato", essendo Dio Egli stesso, in quanto Figlio di Dio, Verità, Via e Vita.
Era allora inevitabile che cadessero tante regole e tradizioni indiscusse e intoccabili, che col Cristo e col cristianesimo non avevano più ragione di esistere:
- l'offerta sacrificale e la macellazione sacra (Ebrei 9);
- la legge del sabato (Colossesi 2:16, Matteo 12:8);
- la circoncisione (Col. 3:11, Romani 2:29);
- la pasqua ebraica, la festa delle capanne, la festa del
Kippur (1 Corinzi 5:7)
- la festa degli azzimi e il pane azzimo (1 Corinzi 5:8)
- cibi proibiti; "Ma invano mi rendono il loro culto insegnando dottrine che sono precetti d'uomini. Voi, lasciato il comandamento di Dio, state attaccati alla tradizione degli uomini.
E diceva loro ancora: Come ben sapete annullare il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra! Mosé infatti ha detto: Onora tuo padre e tua madre; e: Chi maledice padre o madre sia punito di morte;
voi, invece, se uno dice a suo padre od a sua madre: Quello con cui potrei assisterti è Corban, (vale a dire, offerta a Dio),
non gli permettete più di fare cosa alcuna a pro di suo padre o di sua madre; annullando così la parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata. E di cose consimili ne fate tante!
Poi, chiamata a sé di nuovo la moltitudine, diceva loro: Ascoltatemi tutti e intendete:
Non v'è nulla fuori dell'uomo che entrando in lui possa contaminarlo; ma sono le cose che escono dall'uomo quelle che contaminano l'uomo. E quando, lasciata la moltitudine, fu entrato in casa, i suoi discepoli lo interrogarono intorno alla parabola.
Ed egli disse loro: Siete anche voi così privi d'intendimento? Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell'uomo non lo può contaminare" (Marco 7:7-18)
- la purificazione prima di entrare al tempio (Ebrei 9)
- il tempio di Gerusalemme (1 Cor 3:16);
- l'altare (Ebrei 13:10);
- Il sacerdozio levitico (1 Pietro 2:9);
- l'interdizione perpetua (Matteo 12:31);
- il calendario ebraico;
- l'anno sabbatico;
- l'arca dell'alleanza; (Ebrei 11:4)
- il tabernacolo (Ebrei 9:11)
- il battesimo di sola acqua (Giovanni 3:5)
- il digiuno del tammuz;
- la festa del nissan;
- i sacrifici solenni; (Ebr. 9:11)
- l'offerta di primizie; (Ebr.9:9)
- l'efod e i paramenti sacri; (Ebrei 10:19)
- il velo alle donne;
- il vestito lungo dei sacerdoti; "E diceva nel suo insegnamento: Guardatevi dagli scribi, i quali amano passeggiare in lunghe vesti, ed esser salutati nelle piazze, ed avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti;
essi che divorano le case delle vedove, e fanno per apparenza lunghe orazioni. Costoro riceveranno una maggior condanna." (Marco 12: 38-40; Matteo 23:1 e seg. e parall.)
- la decima (Gesù vuole che tutto sia consacrato a Lui)
- l'incenso e gli aromi sacri (le preghiere sono odor soave)
- la lavanda dei piedi ( l'umiltà non è un rito)
Tali riti, feste e tradizioni furono abbandonati con grande sofferenza e non senza generare attriti e discussioni, anche fortissime, tra opposte fazioni. Con il progressivo isolamento e la scomparsa del giudeo-cristianesimo dei primi secoli dopo Cristo, si fece strada la fede autentica e apostolica nel Gesù Cristo Salvatore e Vivente Figlio del Dio Vivente.
Rimaneva però sempre il pericolo di un riflusso, di un ritorno alla solennità della liturgia e alla necessità di una forma rituale prestabilita o di una tradizione consolidata. Ogni qualvolta infatti che Gesù diventa un modo di credere, senza un modo di essere, allora diventa religione e formalismo inutile, perché privo di potenza spirituale.
Gesù avvertiva: "Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei (Matteo 16:6, 16:11), dal lievito di Erode (Marco 8:15) e dal lievito dell'ipocrisia (Luca 12:1).
Per Gesù Cristo la forma non era sostanza (e non lo sarà mai), e la forma non doveva sostituire la vera fede in Lui.
Per quanto riguarda il velo alle donne, nessuno dei quattro evangeli ne parla; l'unico è l'apostolo Paolo nell'epistola ai Corinzi.
Perché? Perché sente il bisogno di dare ai Corinzi, molto disordinati e confusionari nella preghiera, nel parlare in lingue, nel profetizzare, nel fare la santa cena, una linea di condotta, rispetto alle loro abitudini greche, accettata da tutti o dal maggior numero possibile di credenti.
Egli scrive, sul velo, ai Corinzi e non ai Romani (che avevano altre abitudini locali nei confronti delle loro "matrone") o agli Efesini (ex adoratori della dea Diana) o ai Colossesi o ai Galati (ai quali aveva già detto che non c'era tra loro distinzione tra greci e giudei, e tra femmine e maschi...) o ad altri destinatari.
I greci, come lui, avevano questa tradizione: le donne abitavano nel gineceo e gli uomini avevano l'esclusiva delle occupazioni pubbliche; l'apostolo Paolo non sarebbe mai andato contro tali abitudini locali, insignificanti ai fini della salvezza, ma importanti per un certo decoro delle adunanze. Egli si affida pienamente al giudizio che in quel momento uomini e donne avevano delle abitudini vestiarie in quella chiesa locale e in quel momento: "giudicate voi stessi, se è conveniente per una donna pregare Dio senza essere velata!" (1 Corinzi 11:13)
Egli infatti scrive: "ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile" (1 Cor. 10:23); ..."comportiamoci senza fare inchieste per motivo di coscienza" (1 Corinzi 10:25-28); ..."fate tutto alla gloria di Dio" (1 Cor. 10:31);... e soprattutto... "non date motivo di scandalo... alla chiesa di Dio" (1 Cor. 10:32).
L'importante è ...compiacere a tutti, ... affinché molti siano salvati! (1 Cor. 10:33).
Se lui avesse potuto convertire tutti a Gesù Cristo, dipingendosi la faccia di rosso a pallini verdi, lui, per amore di Gesù Cristo, l'avrebbe fatto! Per parlare di Gesù Cristo, egli era disposto a farsi vegetariano coi vegetariani, greco coi greci, giudeo coi giudei. (1 Corinzi 9:20).
Ai Corinzi l'apostolo Paolo ricorda alcune loro credenze, per far leva sul senso di disciplina e di ubbidienza: "per una donna, è cosa vergognosa farsi tagliare i capelli"; "se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore, come la natura insegna"; la chioma è data alla donna come un velo". L'apostolo Paolo vuole a tutti i costi conservare in quella comunità di Corinto il velo alle donne, che conosceva evidentemente molto bene, e richiama ai corinzi ogni motivazione valida, pertinente o meno, a sostegno di tale decisione:
1) il disonore (concetto greco squisitamente filosofico, legato a quello contrapposto della virtù)... nei confronti dell'uomo (vers. 5);
2) la vergogna per la donna di portare i capelli tagliati.(vers. 6);
3) la donna è la gloria dell'uomo (vers. 7);
4) la natura insegna a portare una chioma "onorata" (vers. 14);
5) il velo serve "a motivo degli angeli" (vers. 10);
6) un segno d'autorità. (vers. 10)
L'apostolo Paolo voleva mantenere una tradizione, per insegnare il senso della disciplina e dell'ubbidienza a chi (i Corinzi) ne aveva assolutamente bisogno. Come greco aveva questa mentalità; come fariseo sentiva la necessità di mettere ordine circa le leggi interne alle chiese locali. dare eccessiva libertà a chi ne avrebbe fatto cattivo uso, l'apostolo non se la sentiva: doveva perciò esagerare e calcare la mano per quanto riguardava questo argomento del velo alle donne. Per la santa cena egli trovava scandaloso... andare ubriachi ed eccessivamente satolli, là dove occorreva self-control!
Primo argomento: esaminando le motivazioni, una alla volta, troviamo incomprensibile la prima e priva di valore storico, culturale e spirituale: se Gesù Cristo viene disonorato da un uomo, perché questi prega o profetizza a capo coperto, questo è un segno d'umiltà che verrebbe meno se a pregare o profetizzare fosse un calvo! Se i capelli sono per l'uomo il suo velo davanti a Dio, un calvo dovrebbe mettersi il velo...
Il secondo argomento è più eclatante, perché solo le donne libere greche avevano i capelli lunghi; le schiave li avevano corti e le meretrici li avevano sciolti! Ecco il segno di vergogna di una donna: i capelli erano il simbolo di una condizione sociale o anagrafica.
Con Cristo però abbiamo imparato cose ben diverse: il non essere sottoposti alla legge degli uomini, ma a quella di Dio, mediante una "nuova nascita", una rigenerazione che ci ha resi "degni" del Regno dei Cieli. L'uomo vecchio muore in Cristo e nasce un uomo rinnovato. Non mettiamo poi "il vino nuovo" in otri vecchi (Matteo 9:17); abbiamo accettato Cristo liberamente, ma dobbiamo liberarci dalle vecchie abitudini e da tutto ciò che ci separa da LUI. Le cose che Dio ha purificate, non rendiamole noi immonde! (Atti 10:15)
Se pensiamo che il velo ci separa dalla comunione con Gesù Cristo o che sia un segno di sottomissione alla Sua autorità, allora dobbiamo rivedere qualcosa nella nostra impostazione dottrinale e fideistica! Ai fini della salvezza "chi avrà creduto e sarà stato battezzato, sarà salvato" (Marco 16:16); ai fini della comunione fraterna nessuno sia d'ostacolo alla fede degli altri! (1 Cor.9:12); ai fini spirituali Dio guarda i cuori e non l'esteriorità (Ebr. 8:10).
Il terzo argomento paolino è più simpatico, perché presuppone o una condizione perenne della donna, che è inferiore all'uomo, essendo questa creata per l'uomo e non viceversa, oppure è una condizione che si verifica in seno al matrimonio e alla famiglia, come sembrerebbe dal vers.11: "né l'uomo è senza la donna, né la donna è senza l'uomo".
Nel primo caso l'apostolo pone l'esempio di Dio che è il capo di Cristo: la supremazia di Dio su Cristo (1 Cor.11:3) dovrebbe essere la stessa dell'uomo sulla donna; è una supremazia che sfocia... nell'identità! (Efes. 5:22)
Nel secondo caso la donna è sottoposta al marito, ovviamente... solo se è sposata (e il velo dovrebbe servire come segno d'autorità, al pari di un anello matrimoniale)! Quindi sarebbero esenti le nubili... dal portare un segno d'autorità che non ancora hanno!
Questo pensiero era ricorrente in Paolo, visto che lo ripropone sic et simpliciter a Timoteo (1 Tim. 2:11 e ss.) e lo ripropone per togliere alle donne corinzie il diritto... di parola o di istruzione: "Se vogliono imparar qualcosa, interroghino i loro mariti a casa" (1 Cor.14:35). Le donne non avevano scuole, non avevano istruzione e... dovevano restare nell'ignoranza! Erano tempi in cui non c'era né l'istruzione pubblica obbligatoria, né il diritto allo studio generalizzato e legalizzato. La donna era vista dall'apostolo Paolo in funzione del suo ruolo sociale di moglie e di mamma (doveri familiari e coniugali), non di soggetto di diritto o di capacità lavorative e di concetto. Eppure Dio, quando ha creato Eva, l'ha fatta "degna" di essere "compagna" di Adamo e quindi della stessa "pasta" e con la stessa "qualifica"!
L'apostolo non è un sindacalista delle donne, né vuole aprire su questo punto una contesa o una "piattaforma contrattuale". Egli ritiene inutile battersi per cambiare le abitudini sociali, perché il tempo del ritorno di Cristo impone interessarsi urgentemente e prioritariamente della dispensazione della Grazia (1 Tim.1:4, 1:15). Il consiglio dell'apostolo è per rimanere ognuno nello stato in cui si trova (Filipp 4:11): "se a qualcuno piace d'esser contenzioso, noi non abbiamo tale usanza!" (vers.16). Stop: il discorso finisce qua.
Oggi che la donna ha (purtroppo?) assaporato il gusto alla cultura, allo studio e alla comprensione... non possiamo tornare indietro e rigettarla nell'ignoranza. Anche su questo punto però (perché la Parola è una spada a due tagli), "se a qualcuno piace d'esser contenzioso, noi non abbiamo tale usanza!". La vera sottomissione consiste non nell'ubbidienza cieca ad una autorità, ma in una fedeltà, fondata sulla stima, sul rispetto, sulla comprensione delle motivazioni, sul dialogo e sulla corresponsabilità nelle azioni; in poche parole... sull'amore, frutto dello Spirito.
Il quarto punto, è un argomento fuori discussione teologica e spirituale: "la NATURA stessa non v'insegna che se l'uomo porta la chioma, ciò è per lui un disonore?"(vers.14)
Su questo S. Paolo lascia il giudizio a noi! Usiamolo!
"Giudicate voi stessi", cioè il giudizio lo lascio a voi, non ho da dirvi niente, fate voi, giudicate voi! (vers. 13)
Ogni giudizio imposto, allora non può essere accettato, se non viene dal "nostro" modo di pensare e di essere. Se in questo l'apostolo ha dato libertà di giudizio, non facciamocela togliere da nessuno e neppure cerchiamo di imporla ad altri! E questione di gusto, di buon senso e soprattutto di rispetto. Il Signore Gesù Cristo ci affini il senso per le cose di Dio!
A parte l'abitudine dei "nazirei" che erano capelloni votati a Dio, a parte Sansone, a parte i profeti e quanti non andavano regolarmente dal barbiere da cui si serviva l'apostolo Paolo, a parte Absalom ed Ezechiele, notoriamente lunghi di capelli (2 Sam. 14:26, Ezec.16: 7), l'apostolo non stabilisce una misura al di sotto della quale NON si è considerati capelloni... Inoltre la "natura" a noi "credenti" non ha nulla da insegnarci, perché essa è sottoposta a Cristo e non viceversa! Un capellone è ribelle finché... non accetta Gesù Cristo! Il dopo è un fatto di ordine e di decoro personale e di accettazione degli altri "fratelli" di chiesa, non di negazione da parte di Dio ad una spiritualità profonda ed intima con Lui! Grazie a Dio, niente e nessuno ci potrà mai separare dall'amore di Dio (Rom. 8:38-39).
Quinto argomento.
Rimane il più spinoso problema: "a motivo degli angeli".
Cosa intendeva S. Paolo?
Egli pone questo riferimento di punto in bianco, senza ulteriori o più dettagliate spiegazioni. In fin dei conti, questo è l'unico motivo "serio" di tutto il discorso del velo.
Chi sono questi angeli che richiedono il velo? E perché?
L'apostolo Paolo conosceva la leggenda ebraica del matrimonio, non gradito a Dio, degli angeli "decaduti" (figlioli di Dio) con le donne (figliole degli uomini) di cui si parla al cap.6 della Genesi. Se però le donne avessero avuto un segno d'autorità maritale, esse non sarebbero state toccate... Gli angeli-demoni forse avrebbero preso le donne non maritate, quelle cioè che non avessero avuto una... protezione autoritaria e autorevole!
Occorre ancora difendere le nostre donne dalle bramosie degli angeli (che sarebbe meglio chiamare demoni, cioè angeli decaduti)?
Che l'apostolo Paolo, parlando di angeli, intendesse parlare di DEMONI, è dimostrato nella stessa prima lettera ai Corinzi al cap. 6: "Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita!" (1 Corinzi 6:3)
Giudicheremo i SANTI ANGELI o gli ANGELI RIBELLI?
Sicuramente parteciperemo con Gesù Cristo alla vittoria su Satana e su tutti i suoi angeli seguaci.
Allora ecco di nuovo la domanda: chi proteggerà le nostre donne?
Il velo o il Sangue di Gesù Cristo, posto in fede sul capo delle persone amate?
Avranno gli angeli la cortesia di non tentare o concupire le nostre donne, coperte da un semplice velo? Le donne senza velo, sono ancora esposte a simili connubi orrendi, tipici della civiltà pre-diluviana?
A me personalmente piace pensare che l'unico e potentissimo segno d'autorità lo possa mettere "solo" Gesù Cristo col Suo Sangue e col Suo battesimo di Spirito Santo, il vero ed indiscutibile segno di appartenenza, non solo ad un Dio, ma ad un Regno la cui porta d'ingresso è lo stesso Gesù Cristo!
Su questo, "se a qualcuno piace d'esser contenzioso, noi non abbiamo tale usanza, e neppure le chiese di Dio!"
Se però, qualcuno, "debole nella fede", come forse dovevano essere i Corinzi, ha bisogno di un velo, cerchiamo di "accettarlo" senza offenderlo, perché non dobbiamo essergli d'ostacolo nella sua ricerca di un rapporto col Cristo: egli lo fa, a gloria di Dio!
Non per questo però dobbiamo diventare deboli anche noi! Questo forse neanche S.Paolo l'avrebbe voluto! Noi lo dobbiamo fare a gloria dello stesso Dio!
Non dobbiamo avere paura dei demoni, anzi!
"Perciò riprendili severamente, perché siano sani nella fede, e non diano retta a favole giudaiche, né a comandamenti di uomini che voltano le spalle alla verità. Tutto è puro per quelli che sono puri; ma per i contaminati e gli increduli niente è puro; anzi, sia la loro mente che la loro coscienza sono impure.
Professano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli, incapaci di qualsiasi opera buona." (Tito 1: 13-16)
Il sesto argomento vede il velo della donna come "segno d'autorità".
"La donna deve avere sul capo un segno di autorità (Luzzi aggiunge: "da cui dipende"), a motivo degli angeli." (1 Corinzi 11:10)
Da evidenziare, per maggiore chiarezza della traduzione, che il testo originale greco NON HA la parola "segno", che è stata messa per... maggiore chiarezza del contenuto, ma ci potrebbero anche star bene altre parole come: sigillo, abbigliamento, riconoscimento, ecc.
Una traduzione letterale avrebbe questo contenuto: "Per questo è necessario che la donna autorità abbia sulla testa per gli angeli."
Addirittura il manoscritto cattolico del 1590 chiamato "Vulgata Sixtina" sostituisce la parola greca "exusìa" (autorità, dignità, libertà, facoltà, dominio) con la parola greca "kàlumma" (copertura, velo, involucro, pelle, buccia, guscio), compiendo una vera e propria alterazione del testo greco originale!
La questione del velo sembrerebbe a questo punto una sovrapposizione culturale...
La donna dunque deve riconoscere l'autorità maritale, ma dovrebbe anche mostrare tale sottomissione con un qualcosa di esterno, che ai tempi di Paolo era rappresentato da un velo sulla testa!
Oggi però, specie nel mondo occidentale, si usano altri segni, costituiti dall'anello nuziale, dai certificati e dai registri anagrafici, e altre "diavolerie moderne", una volta impensabili. Certo, i segni si evolvono!
Del resto non è solo la donna che ha un'autorità da cui dipende:
"ogni persona (lett: anima) sia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio (lett: che non sia sottoposta a Dio); e le autorità che esistono, sono stabilite da Dio (lett: sotto di Dio).
Perciò chi resiste all'autorità si oppone all'ordine di Dio (lett: alla collocazione, alla disposizione, alla distribuzione); quelli che vi si oppongono attireranno addosso a se stessi una condanna;" (Romani 13:1-2)
Che ogni autorità abbia dei segni suoi caratteristici, questo può anche succedere nelle cerimonie pompose e solenni, e può anche succedere che tali segni vengano posti anche sui sottoposti a tali autorità, ma, grazie a Dio, ciò sta scomparendo... Non piacerebbe a nessuno andare in giro con la livrea, lo stemma, la bandiera, i colori, ecc. del proprio padrone..., specie se riteniamo di non avere padroni "visibili"...
Grazie a Dio, però, la fede in Gesù Cristo è superiore a qualsiasi autorità:
"In Lui voi pure, dopo aver udito la parola della verità, l'evangelo della vostra salvazione,... avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso...
Perciò anch'io, avendo udito parlare della fede vostra nel Signor Gesù e del vostro amore per tutti i santi, non resto mai dal render grazie per voi, facendo di voi menzione nelle mie orazioni, affinché l'Iddio del Signor nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per la piena conoscenza di lui...
affinché sappiate... qual sia verso noi che crediamo, l'immensità della sua potenza. La qual potente efficacia della sua forza Egli ha spiegata in Cristo, ... AL DI SOPRA DI OGNI principato e AUTORITÀ e potestà e signoria, e d'ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello a venire: Ogni cosa Egli gli ha posta sotto i piedi, e l'ha dato per capo supremo della chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a compimento ogni cosa in tutti." (Efesini 1:13-23)
Se la donna ha bisogno di qualcosa di esteriore, per gli angeli che sicuramente, non sono di Dio, ma del demonio, essa non deve però temere nulla, perché gli angeli del male non possono toccarla, se lei è una credente in Gesù Cristo!
"Chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca." (1 Giovanni 5:18)
Ben vengano tutte le regole sociali per distinguere gli uomini dalle donne, le signorine dalle signore, ecc. ma che esse non costituiscano limiti alla fede nel Nostro Signore Gesù Cristo, che dev'essere senza vincoli, pesi, condizioni, e impedimenti, ma sempre pura, semplice e totale.
Il velo come divisa o abbigliamento femminile
Il velo degli ebrei copriva la testa, la bocca e il naso, come il velo delle donne arabe odierne, ma non è poi un abito, un capo di abbigliamento, un velo, un guanciale per la testa che ci faranno diventare esenti dal male: è Gesù Cristo che ci libera dal male e non ci induce in tentazione. Egli prega per noi presso il Padre.
Il Signore rimproverò già il popolo ebreo per essere stato "formalista" e... in quanto tale "infedele e sordo" (Ezechiele cap. 13):
"La parola dell'Eterno mi fu rivolta in questi termini: "Figliuol d'uomo, profetizza contro i profeti d'Israele che profetizzano e di' a quelli che profetizzano secondo il loro cuore... (v. 1-2)
Non avete forse avuto visioni false e non avete proferito divinazioni bugiarde? Voi dite: "L'Eterno ha detto", ma io NON ho parlato"... (v. 7)
Ora tu, figlio d'uomo, volgi la faccia verso le figlie del tuo popolo che profetizzano secondo il loro cuore e profetizza contro di loro,
e di': "Così dice il Signore, l'Eterno: Guai alle donne che cuciono fasce a tutti i polsi E FANNO VELI (Luzzi: guanciali) PER LE TESTE DI OGNI ALTEZZA PER DAR LA CACCIA ALLE ANIME. Credete voi di dar la caccia alle anime del mio popolo e salvare le vostre vite?... (v.17-18)
Strapperò pure i vostri VELI (Luzzi: guanciali) e libererò il mio popolo dalle vostre mani, ed essi non saranno più come preda nelle vostre mani; allora riconoscerete che io sono l'Eterno." (v. 21)
Una divisa piace sempre, una uniformità fa tanto "esercito", ma l'esercito di Cristo non ha una divisa, ma un'armatura!
Mettiamoci in testa l'elmo della salvezza e non un basco o una visiera da "esercito della salvezza", o un velo da profetessa, o un velo della paura o del conformismo: se le donne di chiesa debbono riconoscersi da un velo, perché timorate di Dio, questo lo devono fare solo in chiesa o anche per la strada, o in casa e dovunque? Devono portare il velo "solo" in chiesa, perché sono alla presenza del Signore, oppure "sempre" anche fuori la chiesa, dal momento che si è sempre alla presenza del Signore e "il tempio dell'Iddio Vivente" SIAMO NOI? (1 Corinzi 3:16; 6:19; 2 Corinzi 6:16 e altri passi).
Le suore cattoliche già lo fanno e portano il velo, SEMPRE!
Come già citato per il pane azzimo, anche per il velo diremo la stessa cosa: "Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi sua preda con la filosofia e con vanità ingannatrice secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cristo;...
Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché, come se viveste nel mondo, vi lasciate imporre dei precetti, quali: Non toccare, non assaggiare, non maneggiare (cose tutte destinate a perire con l'uso), secondo i comandamenti e le dottrine degli uomini?
Quelle cose hanno, è vero, riputazione di sapienza per quel tanto che è in esse di culto VOLONTARIO, di UMILTÀ, e di AUSTERITÀ nel trattare il corpo; ma non hanno alcun valore e servono solo a soddisfare la carne." (Colossesi 2:8, 20-22). Amèn.
Un velo simbolico.
"Avendo dunque una tale speranza, noi usiamo grande franchezza, e non facciamo come Mosè, che si metteva un velo sulla faccia, perché i figliuoli d'Israele non fissassero lo sguardo nella fine di ciò che doveva sparire.
Ma le loro menti furono rese ottuse; infatti, sino al dì d'oggi, quando fanno la lettura dell'antico patto, lo stesso velo rimane, senza essere rimosso, perché è in Cristo che esso è abolito.
Ma fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo rimane steso sul cuor loro; quando però si saranno convertiti al Signore, il velo sarà rimosso.
Ora, il Signore è lo Spirito; e dov'è lo Spirito del Signore, quivi è libertà.
E noi tutti contemplando a viso scoperto, come in uno specchio, la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di lui, di gloria in gloria, secondo che opera il Signore, che è Spirito." (2 Corinzi 3:12-18)
L'apostolo Paolo, ispirato dallo Spirito Santo, ci ha dunque lasciato il complicato quadro di una fede SENZA VELI, sia materiali che spirituali.
IL VERO VESTITO DELLE DONNE
Paolo parla di modestia femminile solo nell'epistola a Timoteo:
"Similmente che le donne si adornino d'abito convenevole, con verecondia e modestia: non di trecce e d'oro o di perle o di vesti sontuose, ma d'opere buone, come s'addice a donne che fanno professione di pietà. La donna impari in silenzio con ogni sottomissione. Poiché non permetto alla donna d'insegnare, né d'usare autorità sul marito, ma stia in silenzio. Perché Adamo fu formato il primo, e poi Eva; e Adamo non fu sedotto; ma la donna, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione, nondimeno sarà salvata partorendo figliuoli, se persevererà nella fede, nell'amore e nella santificazione con modestia." (1 Timoteo 2:9-15)
Occorre urgentemente che tutte le donne vadano al negozio, al supermercato o ad altro centro commerciale, per acquistare un "vestito di opere buone": se non lo trovano in commercio... se lo devono fabbricare da sole, con... l'uncinetto o i ferri! Un po' di umorismo non guasta!
Chi si santifica da solo è l'anticristo o ha lo spirito dell'anticristo, perché solo Cristo si potè santificare da solo, essendo il Figlio Unigenito di Dio!
L'apostolo Pietro invita la donna ad avere un abbigliamento interiore, piuttosto che uno esteriore. È come dire che una donna interiormente "vuota" non serve a niente, anche se rivestita di abiti sontuosi.
Il miglior vestito per loro è quello fatto della "speranza in Dio" come le sante donne dell'epoca patriarcale, tipo Sarah di Abrahamo.
Cosa ci interessa? Criticare o costruire?
Non guardiamo al velo, e poi ai pantaloni... alle gonne troppo corte... alle trecce... ai capelli corti..., ma al vestito che ci ha dato Cristo!
Il vestito di Cristo è il più sontuoso e costoso di tutti, perché è costato una vita preziosissima e unica, quella cioè del Figlio del Creatore di tutte le cose visibili ed invisibili, del Figlio del "Dio delle luci"
Vestire "in lungo", come la cravatta o la giacca scura, in occasioni classiche di ricevimenti di "personalità altolocate" sono tutte "barriere sociali", atte a distinguere un censo o una classe sociale benestante: "il lungo" è sinonimo di sartoria di moda, e non di "pret a porter" dei grandi magazzini!
Vestirsi elegantemente con vestiti di "alta moda" permette di cambiare vestiti per ogni occasione e per ogni fascia oraria. Gli snob inglesi cambiano vestito tre volte al giorno: uno per la mattina, uno per il pomeriggio e uno per la sera!
Gesù però non è venuto a mettere barriere sociali ma a confrontarci tutti sull'unico terreno della pietà.
Davanti a Dio abbiamo tutti lo stesso "vestito" e ce lo ha fornito Suo Figlio!
O ce lo abbiamo o non ce lo abbiamo.
Se non ce lo abbiamo, qualunque vestito mettiamo, siamo nudi davanti a Dio!
Se ce lo abbiamo, esso sta sopra all'abito "visibile", qualunque esso sia e ci aspettiamo che "fratelli e sorelle in Cristo" facciano ogni sforzo per non strapparcelo di dosso, accusandoci i portare "indegnamente" il vestito di Cristo, ma che invece ci stimolino a prendere sempre più coscienza di portare il "vestito" spirituale di Cristo, in maniera sempre più aderente e apprezzabile.
Tutto il resto è polemica vuota.